L’arabo che salvò la stella di David

Arabi e israeliani fanno una fatica del diavolo a convivere ma può anche succedere che una squadra di proprietà araba, lo Sakhnin, giochi nel campionato israeliano e magari vinca pure la coppa nazionale. Può succedere anche di più, che un suo calciatore, Suwan Abbas, segni al 91’ il gol dello storico pareggio di Israele contro l’Irlanda. Abbas era rimasto in panchina per 74 minuti, era l’unico arabo in panchina della nazionale di Israele, è entrato, ha segnato ed è diventato un simbolo. Lui, capitano di una squadra araba con africani, brasiliani, ungheresi e una mezza dozzina di ebrei, con allenatore ebreo e uno stadio che ricorda più un campo recintato dove a poche decine di metri qualche anno prima la polizia israeliana aveva ucciso una dozzina di palestinesi. Solo un dettaglio nel massacro quotidiano fra due popoli che sparano e piangono da una vita. Suwan Abbas aveva ricevuto la coppa di Israele direttamente dal presidente Moshe Katzav e un istante dopo 30mila arabi avevano invaso le strade israeliane cantando e ballando. Anche se poi ci fu qualcuno che si chiese se per caso ci fosse un equivalente, e cioè una squadra di calcio israeliana in Palestina con un Abbas israeliano che fa gol e porta al braccio la fascia di capitano. Il nazionale ghanese John Painstil ci è andato vicino. Dopo una rete alla Repubblica Ceca mise la mano dentro i pantaloncini e tirò fuori una bandierina israeliana da sventolare davanti alla tv.

Dissero che era uno sporco venduto, lui se lo augurava. Giocava nell’Hapoel di Tel Aviv e sperava che quel gesto gli garantisse un buon rinnovo del contratto, a lui del conflitto arabo-israeliano, della guerra dei sei giorni e dei palestinesi, interessava un po’ meno.

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