L’arcobaleno di Bertinotti

Il 2 giugno ricorre l'anniversario della fondazione della Repubblica e dell'Unità nazionale. Cioè di tutti quanti. In Italia ce ne sono due. Quello di tutti gli italiani e quello di Fausto Bertinotti.
Il presidente della Camera (dove dovrebbero essere rappresentati tutti i cittadini) ha deciso di fare la sua festa e dei suoi amici, in barba a ciò che rappresenta, cioè l'Italia. Anche ieri, infatti, per il secondo anno di seguito, con un tasso di ripetitività degno di studio, non si è messo all'occhiello la bandiera italiana (che evidentemente lo imbarazza, forse gli fa anche un po' senso), ma la bandiera della pace, con i colori dell'arcobaleno. Ora, massimo rispetto per la bandiera della pace; del gesto di Bertinotti alcun rispetto, salvo quello verso ciò che dovrebbe rappresentare. Noi continuiamo a avere rispetto della sua carica istituzionale, lui se ne infischia del rispetto verso di noi, gli italiani.
Ma come si permette? Ma chi si crede di essere? Non si sarà mica convinto di possedere una tale carica profetica da essere sopra le istituzioni e non al loro servizio? Se pensa di essere tale lasci la carica di questa insana Repubblica che è dotata di una bandiera (art. 11 della Costituzione della Repubblica) e di un esercito e anche di forze dell'ordine. Ritiene tutto questo ingiusto, arcaico o, più semplicemente, sbagliato? Agisca di conseguenza. Ci eviti questo spettacolo ogni anno che, per noi poveracci e incolti - lo sappia bene -, noi del popolo minuto, suona come un'offesa, e anche grave.
La prima bandiera della pace è conservata a Collevalenza, vicino a Todi, da Lanfranco Mencaroni, amico e compagno di carcere di Aldo Capitini, filosofo pacifista, che ideò la Marcia della Pace Perugia-Assisi e che fu usata nella prima di esse, nel 1961. Capitini, nel 1933, perse il suo posto alla Normale, perché rifiutò di prendere la tessera del Partito Fascista a lui proposta da Giovanni Gentile. Si ritirò a Perugia dove visse a lungo in povertà vivendo di lezioni private. A proposito di coerenza dice nulla tutto ciò?
Ma non basta. Il Gandhi nostrano in cachemire, è stato colpito da un attacco di tosse proprio, guarda a volte il caso, mentre sfilavano davanti alla tribuna le bandiere dell'Onu, della Ue e della Nato. Sarà stata tosse nervosa? Ha allargato le braccia, forse a voler dire: «È più forte di me». Quando poi sono sfilati i rappresentanti dei militari di stanza alla base Usa di Vicenza il profeta Bertinotti si è toccato il bavero (anzi, ci scusi il Presidente, il revers) della giacca per mettere in evidenza la spilla della pace. Ma perché si è preoccupato così tanto? Guardi che gli americani lo sanno come la pensa. Il problema non è suo, il problema è nostro: per le figure che ci fa fare sul piano internazionale.
Ma vi immaginate cosa sarebbe successo in un altro Paese? In Francia, in Inghilterra, negli Stati Uniti? Caso nazionale. Stampa scandalizzata. Richiesta immediata di dimissioni. Qui: nulla.

Tutto regolare. Cosa avranno pensato le forze dell'ordine che gli assicurano la sicurezza, riportandolo a casa stasera? Lavorare per uno che se ne infischia dei simboli nazionali. Coraggio, passerà anche questa.
Paolo Del Debbio

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