L’Argentina si vota all’imperatrice Cristina

All’appuntamento con il destino la signora si è presentata intorno alle 10 e un quarto, camicetta e giacca sul marroncino pallido, occhiali scuri firmati, impeccabile come sempre. Alla scuola Nostra Signora di Fatima di Rio Callegos, provincia di Santa Cruz, Patagonia, è arrivata un minuto dopo il marito per votare il nuovo presidente dell’Argentina: se stessa. «È un giorno molto speciale per me - ha sospirato guardando dritto nella telecamera -. Quando avevo 18 anni per colpa della dittatura non potevo votare, appartengo a una generazione che non ha mai potuto vincere nulla». Come dire, da oggi in poi tutto cambierà. Due parole, molti sorrisi, decine di flash e poi via, sul «Tango One», l’aereo presidenziale, verso la capitale. Dove i primi exit-poll hanno confermato i sondaggi della vigilia: una percentuale di voti intorno al 46% e un vantaggio di almeno 20 punti sul secondo candidato, tale comunque da trasformare una first lady nel nuovo presidente dell’Argentina.
Cristina Fernandez Kirchner ha aspettato la buona notizia a Buenos Aires, insieme al marito Nestor, al quale succederà, quasi fosse la figlia invece che la moglie. Non che questo trionfo porti benissimo. Nel 2002 il marito Nestor vinse dappertutto meno che nella capitale, dall’anno scorso caduta nelle mani del suo nemico più tosto, il miliardario conservatore Mauricio Macrì che, si dice, sfiderà Cristina alle elezioni del 2011. L’avversario di ieri è stato invece un’altra donna: Elisa Lilita Carrio, 50 anni portati alla Desperate Housewives, leader cattolica del centrosinistra, una specie di Rosy Bindi argentina che adora Giovanna D’Arco e Juana Ines de la Cruz, suora poetessa e ribelle messicana dei tempi dell’Inquisizione. Lilita aveva già messo le mani avanti alla Chiambretti: «Qualunque risultato per me sarà un successo». Ha portato a casa il 24% dei voti.
Quello di Cristina invece è un successo che parte da lontano. Cinquantaquattro anni, energia da vendere, look sempre alla moda, gran brutto carattere, corona l’inseguimento di una vita cominciato con la fuga dalle persecuzioni militari, sempre col suo Nestor, nella lontana provincia patagonica di Santa Cruz. Nell’attesa mette su con il marito uno studio legale, fa i soldi con le compravendite immobiliari, ama i libri di García Marquez e i film di Bertolucci, fino al ritorno della democrazia che li rilancia in politica, uno più inarrestabile dell’altro. Lui diventa governatore, lei deputata, lui presidente, lei senatrice, lei sempre all’ombra di lui, ma un’ombra lunga che si fa sentire, fino alla Casa Rosada, prima lui, poi lei.
Ora però comincia tutta un’altra storia. Di certo il governo che il 10 dicembre prenderà il potere, nonostante Nestor Kirchner sia riuscito a risollevare un Paese stremato e sfiduciato e a creare tre milioni e mezzo di posti di lavoro, troverà brutte gatte da pelare in economia tra cui la ristrutturazione del debito estero, che comprende la questione dei bond argentini, 24 miliardi di dollari, dei quali 8 rimasti in mano a circa 200 mila risparmiatori italiani. Nicola Stock, presidente della task force argentina che tutela gli investitori nei titoli di Buenos Aires si è premurato di ricordare che il governo Kirchner è ancora «gravemente inadempiente» ma che l’Argentina «con una crescita dell’8% annuo ha ora le risorse finanziarie» per affrontare la questione.

Per riaprire i canali agli investimenti esteri il governo spera per prima cosa di ottenere dal Fondo monetario il via libera per sbloccare i negoziati sulla ristrutturazione dei primi 6,3 miliardi di dollari con il «Club di Parigi» che comprende i 19 paesi creditori tra cui l’Italia. Poi si vedrà. Cristina, in ogni caso, prende tempo, ritoccandosi il trucco. Dicono che di chirurgia plastica non voglia sentire parlare. «La farò solo quando avrò la faccia a terra». Sempre che non la perda prima...

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