L’artista misterioso che incontrò Giovanna d’Arco

Non può esserci un destino più triste per un artista che quello di vedere il proprio nome dimenticato, perduto nel labirinto del tempo tanto che perfino la sua grafia diventa oggetto di incertezza. È il caso di Enguerrand o Enguerant Quarton, o altrimenti Carton, Charton, Choronton, Charretier, un pittore del secolo XV, di scuola fiamminga che ha dovuto aspettare il ’900 perché le sue opere, attribuite ad altri, tornassero ad appartenergli e perché sulla sua esistenza tornasse un po’ di luce.
La strana vicenda di questo pittore viene raccontata in un libro prezioso e dalla prosa nitida e felice da Giovanni Iudica (Il pittore e la pulzella, Guanda, pagg. 171, euro 12,50). L’autore, professore di Diritto civile alla Bocconi di Milano, compie, con la sicurezza di uno studioso e la leggerezza di un connaisseur, un atto di giustizia: ricostruisce la vita del pittore dimenticato, la sua fisionomia artistica, la sua temperie spirituale. E sullo sfondo disegna con particolare attenzione l’ambiente sociale, storico, politico dei suoi tempi, quelli della battaglia di Azincourt, nel 1415, che mette gran parte della Francia nelle mani degli inglesi, e che vede nascere il fenomeno prodigioso di Giovanna d’Arco, la Pulzella d’Orléans, con le sue rapide vittorie in nome di Dio e della Francia e la sua altrettanto rapida caduta che la porterà al rogo.
Enguerrand, che ha già compiuto il suo apprendistato prima in una bottega di Laon, sua città natale, poi in una più importante come quella di Robert Campin a Tornai, si arruola sotto le insegne di René d’Anjou per arrivare a Reims, dove assiste all’incoronazione del Delfino fortemente voluta dalla Pulzella, e la vede con i suoi occhi mentre, con i Quattro Cavalieri delle Sacre Ampolle contenenti l’olio per la consacrazione, entra solennemente a cavallo e avanza tra le navate della cattedrale festante. Il giorno in cui Giovanna d’Arco è bruciata dagli inglesi, Enguerrand è a Bulgneville, dove René d’Anjou, suo signore, è definitivamente sconfitto. Trova rifugio presso la potentissima e manovriera Yolanda d’Aragona e poi, al seguito di René d’Anjou, va a Napoli, dove resta per quattro anni. Conosce così l’Italia, la terra dei grandi maestri, di Giotto, di Beato Angelico. Finito il regno angioino, Enguerrand torna in Provenza, ad Aix, ad Arles e infine ad Avignone. Comincia a essere un pittore richiesto, e ha l’età e l’esperienza per dipingere i suoi capolavori. Perché questo pittore dimenticato, a lungo misconosciuto, ha composto capolavori.
Il libro di Giovanni Iudica ci porta a conoscerli con annotazioni semplici e precise. Sono rimasto molto colpito dal Couronnement de la Vierge, oggi al Museo Pierre de Luxembourg a Villeneuve lèz Avignon, in cui lo spirito fiammingo che concilia l’infinitamente piccolo con l’infinitamente grande si tinge della dolcezza di quella luce della Provenza che ha avuto un grande ruolo nella pittura occidentale.

Una Trinità interpretata con correttezza teologica, il Padre e il Figlio che si specchiano, lo Spirito Santo che procede ab utroque corona una Vergine dal volto squisitamente umano, di una bellezza fiera a dolorosa, come se dipingendola Enguerrand si fosse ricordato della sua amata Pulzella, dell’attimo in cui il destino l’aveva portato a incontrarla.

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