L’ascensore per i mutilati: l’idea c’è, i soldi no

L’ascensore per i mutilati: l’idea c’è, i soldi no

(...) Lo stabile ha tre proprietari: l’Associazione degli invalidi militari di guerra ne possiede i tre quarti, il Comune e l’Asl l’altra parte dove si trova l’ufficio degli invalidi civili di guerra. Sono loro a dire che «lasciare i mutilati in cima a quattro rampe di scale senza ascensore è un insulto». «Paghiamo l’affitto al Comune, 200 euro al mese, e quando abbiamo chiesto aiuto al sindaco Pericu ci siamo sentiti dire che c’erano altri piani» raccontano i tre dirigenti-volontari che mandano avanti l’ufficio. Giuseppe Terrile ti stringe forte la mano con le tre dita che gli sono rimaste nella destra (la sinistra insieme all’avanbraccio è saltata per colpa di una bomba a mano raccolta in un campo a nove anni). Giorgio Garrafa a un anno si è salvato dai bombardamenti perché la madre lo teneva in braccio: lei è morta, lui ha perso quasi totalmente la vista. Sebastiano Terzoli stampa al computer le tabelle che dimostrano come un mutilato di guerra come lui (un occhio perso, danni alla gamba e senza un dito) prende una pensione di 364 euro al mese. «Aiutiamo gli iscritti a fare pratiche e ricorsi - raccontano - E quando la persona non può salire le scale, o scendiamo noi o andiamo direttamente a casa sua». L’associazione aspetta da agosto il finanziamento annuale promesso dalla Regione, 16mila euro. «Ci hanno detto che dal prossimo anno i soldi si avranno solo in base ai progetti. Ma mi vuol dire che progetti facciamo con persone di 80-90 anni magari senza braccia e gambe?».
Dalla Regione potrebbero arrivare anche i soldi (100mila euro) per l’ascensore.

Bernardo Traversaro, presidente regionale degli invalidi militari (i proprietari di tre quarti dello stabile) racconta che il presidente Burlando e l’assessore Costa si sono interessati al problema. «Il progetto è pronto e ha il via libera delle belle arti. Un mese fa abbiamo avuto un incontro, la Regione ha promesso di aiutarci».

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