L’attacco Sono «fisici» Per i nerazzurri è tattica e strategia

Quella dell’Inter di Josè Mourinho, accusata da Claudio Ranieri e dalla romanità romanista di distribuire randellate in giro per l’Italia, non è una tardiva vocazione al gioco duro. Per coltivarla, secondo i canoni classici, bisognerebbe possedere un altro spirito, essere dotati di un altro discutibile talento (ricordate Di Somma dell’Avellino?, ndr). Spesso a inculcare i rudimenti di questa discutibile tecnica provvedono gli allenatori: il portoghese non ha mai avuto questa fama, il suo Porto giocava in punta di piedi, il suo Chelsea era forza applicata all’eleganza. Per l’Inter di Josè Mourinho, in certi snodi delle sfide scandite dalla rincorsa al risultato, ricorrere al fallo è innanzitutto una necessità. Quando la capolista si ritrova sotto nel risultato, come è accaduto a Kiev e domenica sera con la Roma, è capace di attaccare con 6-7 giocatori oltre la linea della palla. In Ucraina Josè si è superato: ha finito con un solo difensore sulla propria torretta. In tali condizioni tattiche, riproposte dall’inseguimento alla Roma, il fallo tattico serve per guadagnare tempo, riprendere una posizione corretta, evitare di farsi male con la lama del contropiede.
Alla necessità segue l’esigenza determinata dalla conformazione fisica degli interisti: è una pattuglia di corazzieri. Prendete la difesa: Maicon, Lucio e Samuel non sono dei pesi piuma, quando entrano in collisione con il fragile Menez e il mal ridotto Vucininc sono destinati ad avere la meglio. Stesso discorso per il potente centrocampo nerazzurro avvitato sul quartetto Vieira, Muntari, Stankovic e Thiago Motta: non c’è un solo fine dicitore, sono tutti dal metro e ottanta in su, dotati di muscoli oltre che di clava. Gli unici agili del gruppo sono i due guastatori, Eto’o e Milito a cui si può e si deve aggiungere il capitano, Zanetti, non a caso il meno falloso della compagnia. Eppure è un argentino, proprio come Samuel, capolista dell’altro elenco, realizzato calcolando la maggiore percentuale di falli e il numero di cartellini collezionati.
Che l’Inter sia questo, un’armata capace di muovere i suoi carri, non certo una banda di volgari picchiatori, è documentato anche dal suo cammino europeo.

Scorrete i tabellini della Champions e troverete, dopo i primi quattro turni del girone, ben undici ammoniti, un piccolo record (seguono il Milan con 10 e la Juve con 6): due volte Balotelli (squalificato), Samuel, Maicon e Chivu, seguiti da Stankovic, Zanetti e Lucio (un solo giallo ciascuno).

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