«Difenderò l'autonomia del paese a costo di fare le barricate». Giuseppe Mina, candidato sindaco di Arenzano di centrodestra, l'aveva detto al Giornale in una intervista di pochi giorni fa, e lo ha ripetuto domenica mattina di fronte a una nutrita platea di arenzanesi: niente città metropolitana che «trasformerebbe Arenzano nella periferia della periferia della Superba; senza contare gli effetti negativi che avrebbe sul territorio una estensione a ponente del porto di Voltri». Una bocciatura senza appello, quindi, della legge 142 del lontano 1990 che aveva previsto la costituzione di 8 città metropolitane, tra cui Genova che in base alla norma estenderebbe i propri confini da Rezzo a Cogoleto. E un altrettanto deciso alt ai piani di Marta Vincenzi, che a diciassette anni dalla legge 142 sembra decisa a rispolverare il vecchio progetto. Una bocciatura, tra l'altro, condivisa dal sindaco uscente, Luigi Gambino, alleato politico della candidata sindaco di Genova: «per salvaguardare l'autonomia di Arenzano sarei pronto allo scontro con la Vincenzi». L'appello è stato lanciato durante un'incontro pubblico, organizzato dal Lions Club presso il cinema Italia di Arenzano, tra i quattro candidati sindaci del paese: Luigi Gambino (sindaco sfiduciato lo scorso 6 novembre dal consiglio comunale che si ripresenta con una lista denominata, non a caso, «Centrosinistra»), Salvatore Muscatello (assessore al bilancio durante l'amministrazione di Gambino che si presenta con una lista appoggiata da Margherita, Udeur, Italia di Mezzo e Socialisti uniti), Alessandro Sintoni (eletto in consiglio comunale già nel 1985 con l'allora Pci e che oggi raccoglie le anime della sinistra radicale) e appunto Giuseppe Mina con una lista che riunisce tutti i partiti della Casa delle libertà con l'aggiunta dei Pensionati e del movimento di Sandro Biasotti. Durante l'incontro, il moderatore - il presidente dei Lions di Arenzano e Cogoleto, Aldo Cinco - ha rivolto 6 domande ai candidati che hanno toccato le maggiori questioni del paese: realizzazione di una nuova scuola media e di un palazzetto dello sport, predisposizione di un piano regolatore sociale, nuovo depuratore, sviluppo urbanistico e turistico, predisposizione de futuro Puc (Piano urbanistico comunale).
Temi sui quali i candidati si sono confrontati e hanno confrontato i propri programmi. Tutti, anche se con sfumature diverse, hanno condannato la cementificazione del paese negli ultimi anni. Se infatti Muscatello ha ricordato il diritto dei proprietari dei terreni di edificare «nel rispetto dei parametri imposti dal Comune». Altri si sono mostrati più radicali: «la cementificazione è la prima causa del degrado di Arenzano perché sta trasformando un paese a vocazione turistica e agricola in un dormitorio di lusso tipo Beverly Hills», ha spiegato Alessandro Sintoni. Un personaggio scomodo nella sinistra locale. Tanto che nel 1989, eletto in consiglio comunale sotto il simbolo della falce e martello, fece cadere l'amministrazione di Nazario Gambino, padre del sindaco uscente. Una divisione che dura tuttora tra le varie anime dell'Ulivo e che ha dominato il confronto di domenica con una serie di fendenti tra il sindaco sfiduciato (Gambino), Muscatello e Sintoni. Se Muscatello sottolinea di essere il vero autentico centrosinistra («con tanto di delega ricevuta direttamente da Francesco Rutelli»), Sintoni accusa: «Il centro sinistra di Arenzano sta tradendo gli autentici valori del centro sinistra». «A casa mi ci devono mandare gli elettori», replica Gambino che rilancia alle accuse: «L'attuale piano regolatore è stato predisposto nel 1989 e poi variato 10 anni più tardi. Io allora non c'ero, mentre molti dei presenti che oggi parlano tanto di cementificazione in quegli anni non solo c'erano ma hanno anche votato a favore». «Noi no, noi non c'eravamo. Siamo puliti e non abbiamo responsabilità nella cementificazione del paese», interviene Mina, cardiochirurgo del San Martino di Genova, alla sua prima uscita politica.
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