Roma L’affaire
Berlusconi-Lavitola- Tarantini, tra estorsione e induzione a
mentire, si gioca ormai su tre tavoli, con un quarto che attende.
Il primo è quello della procura di Napoli. I pm partenopei hanno
incassato dal Riesame il via libera al «trappolone» da più parti
annunciato, quello che ha visto ribaltare la posizione di Berlusconi
da parte lesa a indagato in pectore .
Ma il tribunale ha anche tolto a Napoli la competenza, deviando verso
Bari gli atti d’indagine. Lepore e i suoi pm, che hanno dato il via
all’inchiesta, ovviamente non ci stanno, e sono pronti a giocarsi
l’ultima carta.«In questo momento - sintetizza il procuratore capo -
usciamo di scena, ma può darsi che rientreremo in campo». In ballo c’è
il filone d’indagine incardinato su Valter Lavitola, e sui rapporti
d’affari dell’editore dell’ Avanti! con aziende del gruppo
Finmeccanica, che secondo i magistrati napoletani potrebbero
nascondere episodi corruttivi. Un filone, tra l’altro,che potrebbe
avere punti di contatto con l’altra indagine, stralciata a Bari, sui
contatti di Tarantini e dei dalemiani Intini, De Santis e
Castellaneta con la holding di Guarguaglini, contatti avviati grazie ai
buoni rapporti che Gianpi aveva con il premier.
La partita, però, si gioca anche a Roma. Qui, dopo che il Gip
napoletano Amelia Primavera aveva sancito la competenza della procura
capitolina per l’indagine sulla presunta estorsione a danno di
Berlusconi, il procuratore capo Ferrara e l’aggiunto Saviotti avevano
già aperto un fascicolo, cominciando a esaminare le carte. Ora che il
Riesame ha sparigliato tutto, annullando l’ordinanza di custodia
cautelare per Tarantini e la moglie e invertendo l’ipotesi di reato (con
Tarantini indotto a mentire da Berlusconi
per il tramite di Lavitola), la Procura di Roma, già in forte
attrito con i colleghi napoletani, deve scegliere che strategia
adottare. Assecondare il «dirottamento» dell’inchiesta, e limitarsi a
trasmettere a Bari gli atti ricevuti, o invece insistere sull’ipotesi
di estorsione. In quest’ultimo caso, già paventato nei corridoi degli
uffici di piazzale Clodio, sarebbe inevitabile rivolgersi alla Procura
generale della Cassazione per dirimere il conflitto di attribuzione.
La terza Procura chiamata in causa, e per certi versi quella più calda, è Bari. Qui è nato il filone originario, quello sulla prostituzione delle ragazze che Tarantini portava alle feste del premier. Qui Gianpi ha tenuto quella «condotta processuale » che secondo i giudici del Riesame era «indotta» per lasciare «indenne» il premier.
Qui,soprattutto,c’è stato lo scambio di
accuse al vetriolo tra il procuratore capo Laudati e il pm primo
titolare delle indagini, quel Pino Scelsi il cui esposto al Csm
contro il «capo», per presunte pressioni mirate a «nascondere» il
filone escort, è sfociato in un’inchiesta, a
Lecce, dove lo stesso Laudati si ritrova indagato per favoreggiamento,
abuso d’ufficio e violenza privata, e ha annunciato di voler querelare
per calunnia Scelsi. La procura del capoluogo pugliese, ieri, ha fatto
sapere che valuterà «quando e se» gli atti napoletani arriveranno a
Bari. Ma intanto arrivano cinque nuovi pm a rinforzare l’organico.
Dovrebbe essere dunque l’ufficio giudiziario guidato proprio da
Laudati a proseguire le indagini sulla vicenda che ha portato in
carcere i coniugi Tarantini (da ieri liberi) e
che vede Lavitola latitante, prendendo visione delle carte per
decidere se insistere sull’ipotesi di estorsione, primo teorema dei pm
napoletani, o se assecondare l’ultima indicazione del Riesame,
sempre suggerita da Woodcock, Curcio e Piscitelli, sulla sussistenza
dell’ipotesi di reato a carico del Cavaliere.
Ma Bari, come si accennava, potrebbe non essere l’ultimo porto d’attracco per la travagliatissima inchiesta nata a Napoli. Le carte, infatti, potrebbero finire a Lecce. Proprio perché la Procura salentina indaga su Laudati per un episodio che è collegato al filone escort, ossia quello su cui si innesta l’indagine partenopea. Non è un caso che anche il pm Antonio De Donno, il titolare del fascicolo su Laudati, ieri abbia voluto commentare la decisione del Riesame, annunciando che «decideremo come procedere» dopo aver letto le motivazioni del tribunale napoletano. L’ultima grana per il Cavaliere gira tra le procure in una roulette impazzita.
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