L’economia? Un tavolo da poker pieno di bari

Caro Granzotto, anche se noi lettori sappiamo che di economia ne capisce poco (lo ha scritto tante di quelle volte!) qual è la sua opinione sul maremoto che da tempo colpisce il mondo finanziario? Da piccolo risparmiatore ho visto propormi una grande e variata quantità di prodotti finanziari dei quali però poco ci capiva perfino il funzionario di banca che me li sottoponeva. Non voglio dire che sarebbe bello tornare al vecchio libretto di risparmio postale, che se ricorda era proprio un libretto di colore blu, però ogni tanto me ne viene la tentazione. Che cosa ha cambiato in peggio, vedendo i risultati e gli scandali che si susseguono, quella che una volta era la tranquilla vita del risparmiatore, nella sicurezza che i suoi risparmi male che andava compensavano la svalutazione, bene che andava rendevano un bel gruzzoletto?
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Sarà che una volta i soldi erano soldi e belli fruscianti, mentre ora la finanza (e dunque i risparmiatori) maneggiano soldi virtuali che oltretutto viaggiano alla velocità della luce. Ed è giusto che sia così, essendo immateriali. Sarà che una volta il gioco d’azzardo era circoscritto alle bische e ai casinò (più qualche pokerino fra amici) mentre ora ha fatto irruzione nella finanza, dove si scommette sul cambio dello yen col marco e del marco con il real brasiliano di qui a tre mesi. Oppure sarà che una volta la finanza era in mano a persone di esperienza, con una lunga gavetta alle spalle e propensa, anche per via dell’età, alla prudenza. Nel bene e nel male in certi affari l’età conta. A voler truffare un pugno di risparmiatori per qualche milioncino son capaci tutti, anche gli apprendisti. Ma per mettere in piedi la più grande truffa finanziaria del secolo, diciamo pure del millennio - 50 miliardi di dollari -, ci voleva un ultrasettantenne come Bernie Madoff, mica uno sbarbatello. Perché anche nel bidonare la competenza, e dunque il dominio della materia, ha il suo peso. Figuriamoci dunque nelle attività finanziarie non truffaldine, quanto meno in partenza. Che negli ultimi tempi sono finite in mano a giovanotti belli e rampanti, ambiziosi, spregiudicati e spietati come tanti conti di Montecristo in bretelle. Prenda, caro Bellini, il «mago» e vice presidente della banca d’affari Goldman Sachs, ora nel mirino della magistratura americana. Quel Fabrice Tourre detto «The fabulous Fab», appunto. Ha poco più di trent’anni e maneggia miliardi di dollari come lei e io maneggiamo il resto della spesa. È naturale che a trent’anni si guardi con una certa altezzosità a quei babbioni dei vecchi banchieri, alle loro giurassiche tradizioni e alle classiche, sperimentate operazioni per drenare i soldi dei risparmiatori senza fargli correre troppi rischi. Tutta roba del tempo di Checco e Nina, direbbero a Roma. Come ogni altro mago e maghetto della finanza creativa, Tourre è ferratissimo in matematica finanziaria, conosce ed elabora formule, equazioni, proiezioni alle quali subordina le sue strategie per tirar su palanche. Probabilmente non ha mai visto un dollaro in vita sua. Tanto, per il pieno della Mercedes c’è la carta di credito. E non ha mai visto un risparmiatore, semplice x o y di una ascissa o di una coordinata. La sua trovata è stata rifilare un prodotto finanziario - l’Abacus, basato sui famigerati subprime - manovrando nel contempo per farlo fallire.

Operazione che s’è rivelata, ma guarda un po’, estremamente redditizia per la Goldman Sachs (non mi chieda il perché: chi ci capisce niente di quelle alchimie valutarie?), ma rovinosa per il risparmiatore. Largo ai giovani, per carità, ma in casi come questo ha proprio ragione lei, caro Bellini: c’è da rimpiangere l’antiquato libretto di risparmio al portatore, quello con la copertina blu.

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