L’editore dell’«Unità» brindava con la cricca

Roma Una bella casa di 110 metri quadrati tra Lungotevere e piazza Navona al modico affitto di 360 euro al mese, quando il mercato ne richiederebbe 3mila. Chi non la vorrebbe? Ma non è una casa a disposizione di tutti, fa parte del patrimonio immobiliare di Propaganda Fide e vi si accede solo se si hanno conoscenze influenti negli ambienti vaticani.
Nel 1998 se l’è aggiudicata una coppia modello di politici «progressisti»: Esterino Montino e la sua compagna, Monica Cirinnà. Tanto per dimostrare che i favori Oltretevere si distribuiscono a destra e a sinistra, ovunque al momento possa convenire.
Mentre i magistrati indagano sullo scandalo appalti e sull’affare dell’ex ministro Pietro Lunardi che ha comprato a buon prezzo un palazzo di Propaganda, ecco che Il Fatto quotidiano - per dar prova di essere al di sopra delle parti - tira fuori la vicenda che riguarda il parlamentare Pd, già vicepresidente e assessore all’Urbanistica della Regione Lazio, poi diventato vicario del governatore dimessosi nel 2009, Piero Marrazzo. Con Monica Cirinnà, consigliere comunale Pd nota per le sue battaglie animaliste, abita da 12 anni nell’appartamento in pieno centro, a via dell’Orso: terzo piano ma su due livelli, due camere, soggiorno, due bagni e cucina.
Come hanno ottenuto quella casa lo spiegano proprio loro: attraverso un monsignore, Angelo Mottola, poi diventato arcivescovo e partito per l’Iran. «Ci spiegò - dice la Cirinnà - che c’era un appartamento che nessuno voleva, perché ci abitava un ragazzo con problemi psichici che l’aveva mandato in malora. Quello che aveva preso a martellate la fontana di Trevi». Nessuno? Se ne può discutere. Problemi di conflitto d’interessi i due non se li sono posti e assicurano che il Vaticano non ha mai chiesto favori.
La coppia ristrutturò la casa, rifacendo impianti, pavimenti, finestre e bagni con 150 milioni di vecchie lire, tutte certificate da un’impresa che non è, stavolta, quella di Diego Anemone. Ottenne anche un contratto di 12 anni, invece dei soliti 4 più 4, «per spalmare i costi della ristrutturazione su un lasso di tempo più lungo». La coppia precisa che all’inizio pagava 600mila lire al mese, poi diventate 360 euro più spese di condominio di 550 euro. Sempre un bell’affare. Fino a maggio, quando il contratto è scaduto e il Vaticano ha chiesto un canone di mercato: 3mila euro. Quello per i comuni mortali senza santi in paradiso. Montino e la Cirinnà stanno trattando.

«Ci sembra troppo, in fondo la casa si è valorizzata grazie anche alla ristrutturazione, con pavimenti di cotto in soggiorno e caminetto in soggiorno». Ma nel 1998 valeva almeno 2 milioni in più delle 600mila lire chieste, calcola Il Fatto. E dato il risparmio in questi anni con un contratto bloccato, ne è sempre valsa ampiamente la pena.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica