da Empoli
Quelli della Juve avevano bevuto la camomilla. E lEmpoli non ha fatto nulla per svegliarli. Partita brutta, Juve sonnacchiosa, Empoli voglioso. Ma cosa pretendere dalla penultima in classifica allaffannosa ricerca di un punto di speranza? LEmpoli aveva perso le ultime tre partite di fila. La Juve non ha avuto buon cuore, soltanto ancora un pizzico di stellone, al tirar dei conti, e una mediocrità diffusa. Stellone? Ha perso due dei tre punti previsti dal copione, ma ne ha guadagnato uno su Milan e Fiorentina. Mediocrità? Da Del Piero in più è stato tutto un solfeggiare tra stecche e ovvietà calcistiche. Buon per la Signora che ancora una volta, per il vero, aggiunge un rigore negato (fallo di Piccolo su Iaquinta), ma anche un iniziale buonismo dellarbitro che le ha impedito di perdere Molinaro, nel giro di venti minuti. Juve terza in classifica più che mai e con un occhio alla sfida di sabato con lInter. Cè da pensare che Ranieri si giochi di tutto e di più su quella partita. Potrebbe valere il campionato suo e forse degli altri.
Eppure ieri la Juve è stata leggermente diversa dal solito. Di solito non piace ma tradisce: ti lascia intendere dessere lì, pronta ad essere mangiata, trafitta, messa sotto. Poi ti delude. Lha temuto anche lEmpoli. Ma poi... Il primo tempo è stato fiacco e noioso, troppi giocatori sotto ritmo, poco precisi. Del Piero voglioso e niente più. Camoranesi perso nei suoi pensieri. Nedved e Trezeguet troppo a lungo in panchina. Centrocampo pieno di grigiori e di giocatori ingrigiti. LEmpoli non poteva chiedere di meglio. E, infatti, ha provato a disegnar la partita proponendo buon gioco a centrocampo, tanto movimento, bella intraprendenza. Malesani ha tenuto in panchina Giovinco, ma si è affidato a Marchisio, un altro giovanotto di casa Juve. A centrocampo ha provato Musacci, ragazzino allesordio. Abate è stato un vero trattore sulla fascia di destra.
Gli empolesi di casa Juve sono quattro: Volpato, Piccolo, Marchisio e Giovinco. Ciascuno ha messo qualcosa di suo per farsi richiamare alla casa madre. Piccolo non proprio nel senso consentito: il suo intervento, dopo nove minuti della ripresa (aggancio in area di Iaquinta), chiamava il rigore, ma Rizzoli è stato eccellente soltanto nel gestire lingiustizia uguale per tutti: ammonizioni evitate alla Juve e, appunto, il rigore negato a Iaquinta.
Ma il refrain è stato altro: Empoli bravo a chiudere gli spazi, Juve talvolta molle, troppo spesso imprecisa. Il conto dei tiri in porta del primo tempo (uno a testa: più pericoloso quello di Moro rispetto a quello di Del Piero) dice tanto circa la mediocrità globale di gioco e spettacolo. Il resto è stato il tempo dellattesa. Mentre la gente di Empoli ha assaporato palato dolce con il passare dei minuti, il resto dItalia, tifosi bianconeri compresi, ha cominciato a chiedersi: ce la fai o no? Ti sbrighi o non ti sbrighi? Ranieri ha cercato la scossa inserendo Trezeguet al posto di carta velina Tiago.
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