PaviaUn miliardo e 100 milioni di investimento, 300 imprese coinvolte, lavoro per 2mila persone. A Sannazzaro de Burgondi, accanto alla grande raffineria Eni voluta allinizio degli anni Sessanta da Enrico Mattei, nasce un impianto che consentirà la prima applicazione su scala industriale della tecnologia «Est», acronimo di Eni Slurry Technology, in grado di convertire in carburanti di alta qualità i residui petroliferi, i greggi pesanti e le sabbie bituminose. Una tecnologia che consente di raschiare letteralmente il fondo del barile. Si tratta della prima scoperta scientifica e tecnologica italiana. Il nuovo impianto da 23mila barili al giorno sarà completato entro il 2012.
Lad di Eni, Paolo Scaroni, in una intervista pubblicata ieri a tutta pagina dal Financial Times dal titolo «Limperatore romano dellenergia», aveva già parlato di una «situazione in Libia molto difficile: non cè alcuna possibilità di produrre e lunica attività che portiamo avanti è quella di proteggere i nostri impianti. Non sono preoccupato per il futuro, ma per il presente. Personalmente non ho il minimo dubbio: penso, infatti, che a un anno da oggi il problema sarà alle spalle».
Concetto ribadito nel corso della conferenza stampa congiunta con il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, e il governatore lombardo, Roberto Formigoni, ieri mattina nel cantiere di Sannazzaro de Burgondi.
«Questo impianto - ha detto Scaroni - offre due vantaggi. Il primo ci permette di convertire interamente il barile di petrolio in prodotti pregiati, vale a dire benzine, gasoli e avio senza il by product dellolio combustibile, il cui consumo in Europa si è praticamente azzerato. Se pensiamo poi che gli oli combustibili sono particolarmente inquinanti, vediamo che convertire il fondo del barile ha impatti positivi anche sullambiente. Il secondo è che riesce a lavorare i greggi pesanti, i cosiddetti oli non convenzionali. In questo contesto limpianto si integra con la parte upstream di Eni, che cerca e sviluppa campi di petrolio in tutto il mondo, e che nei prossimi anni metterà in produzione oli pesanti in Venezuela e in Congo».
«Dopo Fukushima e le rivolte in Nordafrica - ha detto il ministro Paolo Romani - dobbiamo rivedere la nostra strategia di produzione e di approvvigionamento energetico. Ma dobbiamo fare in fretta. Per questo in settembre convocheremo una conferenza nazionale sullenergia. Ci auguriamo che la crisi libica proceda nella direzione auspicata dalla comunità internazionale e che gli interessi italiani vengano ribaditi».
Formigoni ha ricordato come «la storia dellEni sia legata a doppio filo con la Lombardia, fin da quando, nel 1948, Enrico Mattei individuò a Ripalta, nel Cremasco, un giacimento di gas naturale».
«Il cantiere Est - ha concluso Scaroni - interpreta la sicurezza in modo innovativo, con un modello gestito direttamente da Eni in un team integrato con Saipem, che gestisce per noi i servizi di ingegneria e la supervisione dei lavori di costruzione».
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