L’equità del centrosinistra è alzare ancora l’età della pensione

L’attuale maggioranza si è fatta eleggere, tra l’altro, promettendo agli elettori che avrebbe eliminato l’assurdo scalone del 31.12.2007 e che avrebbe assicurato un graduale e più equo scaglionamento a quei lavoratori che già per due volte hanno dovuto subire l’allungamento del termine per godere del sacrosanto diritto alla pensione. Ricordo, in occasione dell’approvazione della legge Maroni, le reprimenda del centrosinistra indirizzate ad una riforma che, secondo loro, continuava a gravare sui lavoratori piuttosto che sugli evasori e sui seminatori di lavoro nero.
Ricordo le filippiche lanciate da molti vip dell’attuale maggioranza che inveivano contro una riforma che continuava a contrapporre le generazioni, che tradiva le aspettative degli anziani e dei giovani, che adottava soluzioni inique e troppo unilaterali, comunque non idonee a risolvere il problema.

E ricordo l’impegno, accompagnato da girotondi e immancabili manifestazioni, ad eliminare lo «scalone» nel senso di garantire una gradualità che in ogni caso fosse più favorevole alle aspettative dei cittadini (altrimenti perché criticare Maroni?). I nodi stanno ora venendo al pettine, le scadenze si stanno avvicinando e leggo che si vorrebbe elevare l’età pensionabile, al di là di quanto già stabilito con la Maroni. È una follia, un tradimento.

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