L’erbario dell’arguto farmacista siciliano

Raccolte in un prezioso volume le tavole dello studioso ottocentesco Giuseppe Riggio

«Uomo insigne per la sua devozione verso Dio, per la generosità verso i poveri... Fu famoso per l’amor di patria, e per il suo sapere botanico... Chiuse il suo ultimo giorno a 74 anni di età il 14 settembre 1830. Pianto da tutti». In questa iscrizione (che in realtà è in latino) nella piccola chiesa di Santa Maria delle Grazie ad Acireale è racchiusa la vita e l’opera di Giuseppe Riggio, che un ritratto a olio ci mostra con il volto magro, stempiato, gli occhi scuri e intensi.
Era il farmacista di Acireale e la sua farmacia era aperta proprio nel palazzo di famiglia in piazza dei Viveri, sulla cui facciata è ancora oggi visibile un bassorilievo che rappresenta il grande Linneo, a testimonianza della passione botanica del farmacista. A questa passione egli dava sfogo nel suo podere, accanto alla chiesetta di Santa Maria, coltivando e innestando piante comuni e piante rare, piante officinali e piante ornamentali. Un grande orto botanico del quale lo schivo studioso doveva essere orgogliosissimo se volle eternarlo in un erbario dipinto che conservasse per sempre il fragile incanto di quella «bella famiglia d’erbe» cui dedicava tanta cura. Chiamò a cimentarsi nell’opera un giovane decoratore acése, Emanuele Grasso che con somma pazienza in nove lunghi anni di lavoro dipinse ad acquarello su bella carta filigranata le piante di don Giuseppe. Il risultato di tanta paziente fatica furono quattro grandi tomi in folio che comprendono 753 tavole botaniche numerate a penna, di incantevole bellezza. È l’opera Acis Hortus Regius - MDCCCXI che il botanico dedicò all’amata città di Acireale alle falde dell'Etna, dove trascorse tutta la sua vita appartata. Volumi non concepiti per la pubblicazione ma unicamente per il proprio geloso diletto.
Erede, nonostante la sua spiccata religiosità, del pensiero illuminista Giuseppe Riggio (nato nel 1758 e morto nel 1830) è anche esempio di quel vivace ambiente siciliano che fra Sette e Ottocento intrattenevano rapporti con la cultura di tutta Europa. Tenace ricercatore, mosso da un’aspirazione a ritrovare nelle leggi botaniche il riflesso dell’armonia divina del creato, Riggio era anche membro dell'Accademia acése degli Zelanti, alla quale lasciò in eredità i cinquecento volumi della sua biblioteca. Non l’Hortus che rimase gelosamente custodito dagli eredi finché l’ultimo lo ha affidato a un antiquario con la clausola che dovesse essere venduto solo a chi si impegnasse a conservarne l’integrità.
È da questi quattro grandi volumi che Franco Maria Ricci ha tratto il libro fresco di stampa Fiori di Sicilia - Acis Hortus Regius - Erbario di Giuseppe Riggio - Acireale 1811 (Ricci Editore, pagg. 395, euro 180, per acquistarlo telefonare allo 0521-827081). Curato da Caterina Napoleone con i contributi di un gruppo di studiosi (Lucia Tongiorgi Tomasi, Giovanni Salmeri, Francesco Maria Raimondo, Pietro Mazzola) il libro riporta alla luce un tesoro nascosto, raccontandone la genesi ed esaminandolo sotto il profilo botanico e artistico.

Al lettore resta l’incanto delle splendide tavole e il fascino della dimenticata figura di quel farmacista del primo Ottocento che divideva le sue giornate fra la devozione, la coltivazione e la classificazione. Forse aspetti di un unico amore.

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