Leretica comunista affascinata da Wojtyla
16 Aprile 2007 - 03:04Morta Maria Antonietta Macciocchi, scrittrice e giornalista. Fu parlamentare Pci e radicale. Poi lincontro con il Papa polacco
Stavo leggendo incredulo le notizie riguardanti il cosiddetto Pantheon voluto dal costituendo Partito democratico, e la progettata esclusione da esso di Enrico Berlinguer; ero incredulo su tale esclusione ma soprattutto sulla serietà con cui si vorrebbe compiere il ridicolo tentativo di spezzettare la memoria storica nel suo bene e nel suo male. Subito dopo ero passato ad unaltra notizia duna stupidità aberrante, quella dellinvenzione di bambolotti con limmagine del padre lontano a combattere per bambini che possono così portarselo a letto accanto allorsacchiotto di peluche.
Ma a quel punto una telefonata mi ha fatto sobbalzare, distogliendomi da uno stato danimo di disgusto per il mio tempo. Tuttavia, purtroppo, questa volta era una notizia molto triste ma almeno umanamente dolorosa, come sarà quella riguardante infine la sorte di ognuno di noi: la telefonata mi annunciava infatti la morte qui a Roma, in ospedale, a 84 anni, di Maria Antonietta Macciocchi (che fu prima eletta parlamentare nel Pci e poi europarlamentare con il Partito radicale); dunque un altro dei pochi spiriti inflessibilmente liberi si è spento lasciandoci sempre più soli e persino smarriti in questa società tetramente omologata al livello della inconsapevole schiavitù alla mercantile dittatura della pubblicità, delle mode, dei media.
Maria Antonietta Macciocchi è stata una comunista ultraproblematica, e ha diretto con mano ferma, ma aperture generosamente eterodosse, giornali come Noi donne e Vie nuove, settimanali di punta, per le donne e per i quadri intermedi del vecchio Pci. Ma cera anche, in lei, unispirazione europea ante litteram che la portò in Francia e ad una feconda frequentazione dei Nuovi Filosofi di ispirazione fortemente critica nei confronti delle sinistre tradizionali. Esperienze, tutte, che sfociarono in una nuova militanza radicale, negli anni in cui i radicali italiani non erano ancora invischiati in oscillanti e a volte ambigue manovre governative e si occupavano prevalentemente di diritti umani e civili, di ambiente, clima, lotta alla barbarie della vivisezione e dei giardini zoologici.
E fu anche una fase di impegno nella scrittura, sia documentaria e politica, e sia creativa, quella che forse meglio corrispondeva alla sua natura inquieta, sempre alla ricerca di qualcosa di inafferrabile, che forse era il senso stesso della vita.