L’esercito si ritira e i turisti «occupano» le fortificazioni

Ventitré fortini, perfettamente mimetizzati nella montagna ricoperta da un fitto tappeto di boschi, distribuiti lungo un fronte di dieci chilometri, a nord di Bellinzona. Era uno sbarramento difensivo di importanza nazionale, costruito per proteggere la Svizzera minacciata da Hitler e dall’Italia fascista. Un sistema di fortificazioni coperto dal più assoluto segreto militare. Nessuno aveva mai saputo dove fossero realmente le varie postazioni. Impensabile sperare di poter accedere ai cunicoli scavati nella roccia. Almeno fino a oggi. La linea Lona, la rete di opere militari costruita nel 1939, adesso va in pensione. Ma non cadrà nell’abbandono. Diventerà un itinerario turistico per gli amanti dell’architettura militare, così come è successo con la linea Cadorna in Italia, vicino al confine con la Svizzera.
Sulla carta il percorso esiste già. I volontari di «For Ti» (Associazione delle opere fortificate del Canton Ticino), capitanati dall’appassionato presidente Osvaldo Grossi, al progetto lavorano dal 1999. Hanno avuto accesso agli archivi dell’esercito, una miniera di informazioni che ha permesso loro di realizzare una cartina in vendita al pubblico. Qui, per la prima volta in Svizzera, sono indicate le opere militari costruite nel Novecento. Sulla mappa si trovano le esatte coordinate dei fortini di artiglieria e fanteria dotati ancora oggi di otto cannoni, una cinquantina di mitragliatrici (di cui sei anticarro) e due archibugi perfettamente funzionanti. La linea Lona – il cui nome deriva dall’unione della prima e dell’ultima sillaba di Lodrino e Osogna (due delle località toccate dallo sbarramento) – fu costruita poco prima della seconda Guerra mondiale. Le innovazioni della tecnica a metà del Novecento richiedevano un adeguamento delle strutture militari. Il Ticino era, infatti, vulnerabile in caso di attacchi aerei. Di qui la creazione delle opere di sbarramento: una serie di strutture la cui capacità difensiva non è mai stata testata dalla neutrale Svizzera. Bunker mai utilizzati, se non per le esercitazioni dei soldati, sottoposti a manutenzione fino al 1994. Una decina di anni fa la linea Lona fu declassata dalla Confederazione: i fortini erano ormai obsoleti. Un abbandono che ha coinciso con la riforma dell’esercito: i soldati passeranno ora da 400mila a 125mila. Un ridimensionamento della presenza militare in Svizzera con ripercussioni anche sulle fortificazioni non più utilizzate per la difesa del territorio. Queste strutture nel Ticino stanno diventando un elemento centrale dell’offerta turistica, o meglio, l’elemento innovativo di un settore in crisi. Sotto il massiccio del Gottardo è già stato costruito l’albergo «La Claustra» e nel 2007 nascerà, sempre sottoterra, un centro benessere, il più grande della Svizzera. A una trentina di chilometri di distanza, tra Biasca e Bellinzona, l’associazione «For Ti» ha recuperato il Forte Mondascia: il museo militare (un migliaio all’anno i visitatori italiani) sarà il punto di partenza dell’itinerario lungo la linea Lona. Nel mese di settembre verrà aperto il forte di Osogna. Successivamente tutte le altre 22 opere.

Nel giro di un anno il percorso sarà accessibile ai visitatori.
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