L’estate fracassona è tutta colpa dei sindaci buzzurri

Caro Granzotto, da anni all’avvicinarsi dell’estate e delle vacanze mi vengono i sudori freddi. Trascorro le ferie in un palazzetto nel cuore di un paese dell’alto Lazio. Niente di che, sei stanze in tutto, ma con una vista stupenda e un fresco cortile interno. Ecco la mia routine: acquisto i giornali all’edicola, mi siedo al bar in piazza, faccio colazione leggendo i giornali, poi una passeggiata con mia moglie nei boschi, un ricco pranzo, la pennichella e il resto del pomeriggio nel cortile con qualche libro o qualche chiacchiera con gli amici. A sera, qualche volta in trattoria, un po’ di televisione e a letto presto. Da ferie del genere tornavo sempre ritemprato, ossigenato e pieno di energie. Ma da qualche tempo la mia vacanza è diventata un inferno perché l’amministrazione comunale ha pensato bene di regalare alla cittadinanza «L’estate in allegria e compagnia». A partire dalle 21 nella piazzetta dove si affacciano la mia e altre abitazioni, dal 15 luglio al 20 agosto ogni sera c’è un intrattenimento: liscio, bingo, musica italiana, karaoke, stornellate, sfilate di moda etnica, concerti di bongo o di tulon, favole per bambini sceneggiate e cantate, cori africani, tamburellate... E tutto a volume pazzesco, che ci possono sentire anche a Narni, che pure dista una ventina di chilometri. La chiassata finisce ben dopo le 2 di notte, ma non cala subito il silenzio. La gente si trattiene, urla, sposta le suppellettili in metallo e qualche furbastro arrivato col motorino sgasa per dieci minuti prima di partirsene rombando. Le pare una vita? Cinque buone ore di sonno perdute, nervi a fior di pelle, desiderio di gettare sugli astanti pentoloni di olio bollente... Mi dica, perché c’è questa moda di far festa la notte con gli altoparlanti a tutto volume?
Roma

È davvero molto strano che l’inquinamento acustico sia rimasto fuori dalle «battaglie civili» degli ambientalisti e dai pensieri dei capi di Stato e di governo che amano rimpannucciarsi coi ciaffi ecologici. Appena il clima si fa mite, l’Italia - non so come vanno le cose altrove - diventa una cassa armonica. Non che d’inverno vi regni un silenzio claustrale, questo no, ma d’estate il bombardamento di decibel assume dimensioni impressionanti. Di giorno uno se la cava, imprecando, ma se la cava: è dopo il tramonto che cominciano i guai seri con la musica, i balli, i teatrini e i giochi che ogni pro loco, anche quella della località più sperduta, apprestano per rallegrare, a sentir loro, quanti sono rimasti a casa e i turisti di passaggio. Escludendo categoricamente gli uni e gli altri che siano lì per riposarsi e godersi la quiete. Insomma, d’estate l’Italia diventa un gigantesco villaggio turistico con tanto di animatori e spettacoli più o meno improvvisati. E ciò che unisce l’insieme dell’estivo caravanserraglio è il baccano, il frastuono: i decibel a mille. Tutto questo fino a notte fonda, talvolta fino all’alba. Un articolo del Codice penale (il 659) disciplina le immissioni moleste a tutela della pubblica quiete e in proposito è stata emanata anche una direttiva comunitaria. Ma i sindaci e le pro loco se ne fanno un baffo, firmando deroghe una via l’altra. Però c’è sindaco e sindaco, caro Balestreri: quello di New York, il leggendario Michael Bloomberg, ha da tempo emesso un Noise Code che impone ai newyorkesi, a turisti, imprese, locali pubblici, tassisti, aerei ed elicotteri che sorvolano la città, ambulanze, polizia e pompieri, a tutti, insomma, di darsi una calmata. Per dire: se la musica di una discoteca o gli schiamazzi d’una festa in un ristorante risultassero troppo rumorosi, sono 8mila dollari di multa, e 350 all’automobilista che tiene il volume dell’autoradio troppo alto.

E questo non solo perché il rumore è dannoso alla salute, ma anche perché è un preclaro segno di cafonaggine. Glielo dica da parte mia, al sindaco del paesino dove lei trascorre le vacanze. Gli dica che è un buzzurro, una mezza tacca. Poi, caso mai, me la vedrò io con lui.

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