L’Eurogruppo boccia la Grecia: "Patti non rispettati"

Manca l'impegno scritto a fare le riforme. Juncker riconvoca la troika

L’Eurogruppo boccia la Grecia: "Patti non rispettati"

Solo una teleconferenza. Nel caso della Grecia, la scelta di ricorrere a uno strumento di comunicazione a distanza significa una sola cosa: oggi l’Eurogruppo non deciderà se sbloccare la seconda tranche di aiuti da 130 miliardi di euro. Il motivo? Lo ha spiegato proprio il presidente dei ministri finanziari dell’euro zona, Jean-Claude Juncker: dai leader politici ellenici «non sono ancora arrivate le assicurazioni politiche necessarie sull’attuazione del programma». Tutto è insomma rimandato (forse) alla riunione, già in agenda, di lunedì prossimo.
Il «declassamento» subìto dal summit rivela dunque che il governo di Lucas Papademos non ha ancora fatto tutti i compiti a casa, nonostante il sì del Parlamento alle nuove misure di austerity. Un via libera sofferto, scandito dalle dimissioni di ben cinque ministri e dalla defezione del partito di destra che appoggiava l’esecutivo. Provvedimenti draconiani destinati a condannare il Paese a una recessione perfino più marcata di quella che sta vivendo, certificata dall’agghiacciante contrazione pari al 7% subita dal Pil nel quarto trimestre. Sono cinque anni che l’economia ellenica decresce, in una picchiata senza fine. Da un lato il governo, con ormai la scadenza incorporata delle elezioni anticipate di aprile, deve fronteggiare le crescenti tensioni sociali; dall’altro deve ottemperare alle richieste sempre più pressanti di Ue e Fmi. Bruxelles pretende da Atene un impegno scritto, in modo da non vedere vanificato il processo di riforme dall’esecutivo che uscirà dal voto primaverile. E questo impegno scritto manca ancora all’appello.
L’altro punto controverso riguarda le modalità con cui dovrebbe essere chiuso il “buco“ da 325 milioni venutosi a creare a causa del mancato un accordo su un’ulteriore riduzione delle pensioni con cui sarebbe stato colmato il disavanzo. Tra le ipotesi, un taglio alle ipertrofiche spese militari, pari al 3% del Pil. Di sicuro non c’è però nulla. Juncker vuole infatti vederci chiaro: «È necessario un ulteriore lavoro tecnico tra la Grecia e la troika in molte aree, incluse la copertura del fabbisogno di 325 milioni e l’analisi sulla sostenibilità del debito». Una nuova missione degli ispettori di Ue, Bce e Fmi comporterà necessariamente un allungamento dei tempi di concessione degli aiuti. Se l’ok al bailout non arriverà lunedì prossimo, resterà solo poco più un mese alla scadenza di un cospicuo pacchetto di sirtaki-bond per 14,5 miliardi. In caso di mancato rimborso, per Atene sarebbe la bancarotta.
I tempi ormai stretti e le condizioni imposte per la concessione del prestito sarebbero alla base del braccio di ferro in atto tra i leader greci e l’Eurogruppo. Al punto che nel pomeriggio di ieri era circolata la notizia di una cancellazione del vertice odierno dei ministri finanziari. «Che io sappia la riunione di domani (oggi, ndr) ci sarà», aveva poi precisato il commissario Ue agli Affari economici, Olli Rehn. Ma la scelta di convocare la riunione per teleconferenza dimostra quanto distanza vi sia tra le parti, mentre deve ancora essere ratificata l’intesa tra Atene e i creditori privati sulla ristrutturazione del debito, fondamentale per alleggerire di almeno 100 miliardi l’esposizione greca.
I mercati intanto sembrano seguire in modo distaccato sia gli sviluppi della crisi ellenica, sia la raffica di downgrade decisa da Moody’s.

L’ottimo esito dell’asta dei Btp ha permesso a Piazza Affari di chiudere con un +0,47% e di tenere lo spread con i Bund inchiodato a 365 punti. Contrastati gli altri listini europei, frenati dal deludente dato (+0,4%) sulle vendite al dettaglio Usa di gennaio.

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