«La qualificazione ci rende felici» scandisce Ronaldinho. E bisogna credergli sulla parola. Non cè molto altro da lucidare al ritorno da Zurigo e dallavvilente 1 a 1 valorizzato solo dalla missione del Real a Marsiglia (tempestiva la telefonata di Florentino Perez: «Visto, Adriano, siamo stati di parola!»). «Quando la squadra non gioca bene, non posso essere soddisfatto» ammette Adriano Galliani ripetendo la macumba per il sorteggio futuro («speriamo di non trovare il Chelsea») e il dolente commento al tonfo della Juve («mi dispiace per il club, il suo allenatore, i suoi tifosi e doppiamente per il calcio italiano battuto da un rivale tedesco») che rende più cupo lo scenario europeo del movimento. Eppure, dietro la qualificazione emergono altre grane del Milan, rimaste finora sotto il pelo dacqua ma destinate a rendere più tormentato il lavoro di Leonardo.
Linfortunio toccato a Thiago Silva minaccia di rivelarsi molto più grave del previsto. Zoppicava il brasiliano triste e solitario, ieri mattina al rientro da Zurigo: i medici hanno preso tempo, sono alle viste esami specifici ma il periodo di stop potrebbe diventare enorme, quasi due mesi, prima di rientrare in campo in perfetta efficienza fisica, ai primi di febbraio. Al ko di Thiago Silva si è aggiunto quello di Bonera appena recuperato da un lungo infortunio, per non dimenticare lo stop di Oddo e il grave infortunio al ginocchio di Onyewu: mezza difesa fuori uso. Alla domanda, legittima - perché avete rischiato Thiago Silva? - nessuno ha ancora dato una risposta completa. Non stava bene neanche Kaladze, fa sapere Leonardo. È vero ma nei confronti del georgiano è la fiducia dello staff tecnico che è venuta meno. Ma senza un turn-over preventivo (per esempio Flamini al posto dello spento Ambrosini), i limiti del Milan sono destinati a venire al pettine.
Come il cattivo umore dei trascurati.
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