La prima volta che sono stato in India, 38 anni fa, fu per un servizio sulla campagna per la sterilizzazione degli uomini, lanciata dal governo nel tentativo di frenare l'aumento della popolazione. Trovai un Paese di antica civiltà, con una abbondanza di bellissimi monumenti, ma poverissimo e caotico, rigidamente diviso in caste e soffocato dalla burocrazia, dove la sopravvivenza della democrazia sembrava problematica e la prosperità un miraggio lontano. Da allora, molta acqua è passata sotto i ponti del Gange. Sterilizzazioni o no, la popolazione è passata da 700 a 1.100 milioni, ma ciò nonostante il reddito pro-capite è triplicato, grazie soprattutto allo sviluppo di un'industria moderna basata sull'informatica che farà dell'India una delle grandi potenze economiche del XXI secolo e un mercato che nessun imprenditore potrà più ignorare. Nelle campagne, dove vive ancora una buona metà degli abitanti, rimangono spaventose sacche di povertà, i problemi di convivenza tra i vari gruppi etnici e tra indù e musulmani non sono stati risolti, lo stesso sistema delle caste non è stato ancora smantellato, ma - con ogni anno che passa - il Paese fa cospicui passi avanti sulla strada della modernità.
Nonostante i frequenti assassini - si pensi a Indira Gandhi e a suo figlio - il sistema politico presenta una stabilità rara nei Paesi in via di sviluppo. Visitare l'India oggi significa assistere a un grandioso processo di trasformazione, che entrerà nei libri di storia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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