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L’ex capo della Siemens nella squadra della Merkel

Heinrich von Pierer guiderà un gruppo di esperti economici

Roberto Fabbri

L’ex presidente della Siemens entrerà nello staff di Angela Merkel, la candidata cristianodemocratica alla Cancelleria tedesca che i sondaggi indicano unanimemente vittoriosa. Heinrich von Pierer - che è iscritto alla Csu, il partito-fratello della Cdu nel Land della Baviera - aveva lasciato il vertice del gruppo di Monaco nello scorso gennaio per assumere l’incarico di capo del consiglio di sorveglianza della Siemens, ruolo che manterrebbe anche con le nuove funzioni in seno al governo. A Von Pierer, secondo un articolo del quotidiano popolare Bild Zeitung la cui sostanza è stata in seguito confermata dalla Cdu e dalla stessa Siemens, verrebbe affidata la guida di un «Consiglio per l’innovazione e la crescita», dieci persone da cui ci si aspettano utili indicazioni in campi cruciali come l’occupazione e il rilancio dell’export.
È curioso notare come Von Pierer avesse fatto parte di un analogo consiglio creato nel 1998 dall’attuale Cancelliere socialdemocratico Gerhard Schröder. E che, anche a seguito degli scarsi risultati prodotti da quell’istituzione, la Cdu ha più volte attaccato Schröder per «le troppe commissioni inutili». Ma è un fatto che la Merkel ha attribuito alla ripresa economica della Germania un ruolo centrale nella sua campagna elettorale e nel suo programma di governo. E l’organismo guidato da Von Pierer avrà anche la funzione di «cinghia di trasmissione» tra esecutivo e mondo economico.
A venti giorni dalle elezioni politiche, intanto, i sondaggi continuano a pronosticare all’alleanza tra cristianodemocratici e liberali una risicata maggioranza assoluta. Alla Cdu-Csu andrebbe il 43% dei voti, mentre l’Fdp conserverebbe l’8%. A sinistra prosegue una tardiva ripresa dei socialdemocratici, accreditati ora del 30% (erano precipitati fino al 22). Ma questo recupero, nonostante le speranze di Schröder, si basa unicamente sull’erosione dei consensi attribuiti in precedenza alla Linkspartei, il partito di estrema sinistra nato dalla fusione dei postcomunisti della Pds (gli eredi del «partito del Muro» di Berlino Est) con la Wasg, la costola più radicale della Spd uscita dal partito di Schröder sotto la guida del suo eterno rivale Oskar Lafontaine. Come previsto dagli analisti più attenti, la «bolla» di consensi dell’ultrasinistra si sta sgonfiando: dal 12-14% di un mese fa siamo oggi a un ben più modesto 8%. Troppo populismo da bar e legami scoperti con estremisti impresentabili (l’ultima denuncia viene dalla solita Bild, che ha scovato nelle liste elettorali diversi esponenti della Dkp, il partito comunista «duro e puro» della ex Germania Occidentale) stanno riavvicinando di malavoglia gli elettori di sinistra al «loro» Cancelliere che tanto li ha delusi, portando il numero dei disoccupati in Germania a un record negativo di cinque milioni. E i Verdi restano ancorati al 7% delle intenzioni di voto.
Le chance di vittoria di Schröder - che già nel 2002 aveva vinto per un soffio grazie a un recupero dell’ultima ora - paiono azzerate. Klaus Peter Schöppner, direttore dell’istituto demografico Emnid, ha definito «una grossa idiozia» l’ipotesi che il Cancelliere uscente riesca a conquistare il voto degli indecisi. La sua unica possibilità, secondo Schöppner, risiederebbe nel presentarsi apertamente come partner di una «grande coalizione» tra Cdu e Spd, chiedendo voti «come correttivo di una politica economica cristianodemocratica».
L’eventualità non è del tutto da scartare. I «giallo-neri», specialmente se il 18 settembre la ditta Lafontaine & Gysi otterrà un buon risultato, potrebbero mancare la maggioranza al Bundestag per pochi voti e la Grosse Koalition potrebbe rivelarsi una scelta obbligata. Si aggiunga che la riforma fiscale tipo flat-tax suggerita alla Cdu dal consigliere della Merkel Paul Kirchhof (un’aliquota del 25% uguale per tutti coloro che hanno un reddito lordo superiore a 20mila euro, più l’abbattimento di tutte le agevolazioni fiscali e un aumento della quota esentasse per le famiglie) incontra molte resistenze anche a destra.

Il vecchio marpione Schröder attende sviluppi.

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