L’ex sindaco di Catania condannato: «Ho agito per il bene della gente»

Due anni e sei mesi per l’ex sindaco di Catania Umberto Scapagnini, oggi deputato del Pdl alla Camera. È la sentenza di primo grado del tribunale di Catania per abuso d’ufficio e violazione della legge elettorale riguardo i contributi previdenziali concessi, tre giorni prima delle elezioni comunali del 2005, dal comune di Catania ai dipendenti per i danni causati dalla cenere dell’Etna. «Sono molto amareggiato», ha commentato Scapagnini che è stato raggiunto al telefono dal Giornale. «Ricorreremo in appello». A metà del 2005, 4mila impiegati ricevettero in busta paga una somma compresa tra i 300 e i 1000 euro, per i danni subiti dalla cenere lavica. Al centro dell’inchiesta vi furono due delibere della giunta comunale per la restituzione dei contributi il cui prelievo doveva essere invece sospeso durante l’emergenza cenere lavica creata da una fase eruttiva dell’Etna. «Sono pienamente convinto, ha detto Scapagnini, che abbiamo agito nell’interesse dei nostri concittadini e secondo legge. Siamo accusati di aver pagato ai dipendenti comunali una somma corrispondente a parte degli interessi maturati per la mancata sospensione dei contributi previdenziali, a seguito dell’eruzione. Abbiamo fatto tutto in piena sintonia con il parere dell’avvocatura comunale; tutto ciò alla luce anche del fatto che l’ente comunale era stato ripetutamente citato in giudizio per la mancata corresponsione da centinaia di dipendenti».

Scapagnini ha poi ricordato che «la vicinanza temporale dei fatti con la scadenza elettorale non può certamente cambiare la sostanza delle cose, ovvero il riconoscimento di sacrosanti diritti di cittadini catanesi sostenuti, ripetutamente e nelle più varie sedi, da tutti i partiti politici e dalle forze sociali».

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