(...) il problema di nutrire sette miliardi di esseri umani, di cui già oggi quasi un miliardo soffrono la fame, sarà nel 2015 al centro dellattenzione di tutti. Se saprà offrire, oltre che spettacolo, anche soluzioni innovative, lExpo potrebbe entrare nella storia più di qualsiasi altra edizione, coinvolgendo Paesi che per Siviglia o per Hannover avevano manifestato relativamente scarso interesse. Per questo, la sua pianificazione scientifica deve oggi prevalere sulle altre esigenze. Sotto questo aspetto, comunque, Letizia Moratti appare particolarmente sensibile, e dovremmo stare tranquilli.
Laspetto negativo dellExpo è invece il momento storico in cui cade il suo avvio: un momento di forte crisi economica, mondiale, europea e soprattutto italiana, in cui le risorse finanziarie scarseggiano e i governi, strattonati da tutte le parti, spesso non sono materialmente in grado di onorare al cento per cento e nei tempi previsti tutti gli impegni presi. È a questo problema della coperta troppo corta, e non certo a malevolenza verso una Milano che rimane il suo punto di riferimento, cui bisogna ascrivere i ritardi del governo Berlusconi nellaprire i cordoni della borsa. Nella mente di Giulio Tremonti, evidentemente, ci sono capitoli di spesa che hanno la priorità su un avvenimento che avrà luogo tra sette anni. Dal momento che le vacche magre sono destinate a non finire tanto presto, bisognerà impedire che questa propensione al rinvio non comprometta il successo dellimpresa. Ma forse sarà anche bene pensare a una specie di piano B, cioè a una maggiore mobilitazione, cioè a un maggior coinvolgimento finanziario dei privati, specie di coloro che operano nel ramo dellalimentazione e potrebbero perciò avere un ritorno interessante dal loro investimento.
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