L’hotel senza finestre: il rifugio sotto terra dei cinesi clandestini

Via MacMahon, in uno scantinato un dormitorio per irregolari Sessanta i posti letto, tra gli ospiti due neonati. La polizia ha scoperto che uno degli accessi era un tombino in via Dupré

L’hotel senza finestre: il rifugio sotto terra dei cinesi clandestini

Neppure gli smaliziati agenti delle volanti credevano ai loro occhi quando hanno fatto irruzione in via Mac Mahon 77. I 300 metri quadrati erano stati suddivisi con tramezzi in compensato, ricavando spazi in grado di ospitare sessanta persone. In condizioni di sicurezza e igiene facilmente immaginabili. Ovviamente la «pensione» è stata chiusa, e la polizia sta cercando il proprietario per denunciarlo e confiscargli l’appartamento.
La segnalazione di questa sorta di «Bad and Breakfast» era arrivata qualche giorno fa agli agenti delle volanti Farini, Accursio e Tevere. I residenti di via Mac Mahon avevano infatti notato un insolito e improvviso aumento di nuovi vicini con gli occhi a mandorla. I poliziotti si erano appostati nelle vicinanza identificando il nascondiglio di questa piccola comunità: un appartamento di circa 150 metri quadrati al primo piano di via Mac Mahon 77. Gli ospiti non utilizzavano solo l’ingresso principale ma anche quello di via Dupré: una grata che consentiva l’accesso a uno scantinato di altri 150 metri quadrati.
A questo punto gli investigatori avevano tutte le informazioni necessarie e ieri verso le 4 sono entrati in azione. Prima hanno posteggiato le volanti sopra le grate di via Dupré, poi hanno fatto sfondare l’ingresso ai vigili del fuoco e hanno fatto irruzione. Scoprendo una realtà al limnite dello sconvolgente. Prima di tutto era stato ricavato un passaggio, foro nel pavimento e scala a chiocciola, tra primo piano e scantinato. Poi i due spazi, entrambi di 150 metri quadrati, era stati frazionati con divisori in compensato in modo di ricavare una trentina di «loculi» grandi poco più di un materasso matrimoniale. In questo modo la «direzione del residence» era riuscita a ricavare qualcosa come sessanta posti letto.
Fatti due rapidi conti, a ogni ospite toccavano cinque metri quadrati offerti alla modica cifra di cinquanta euro al mese. In cambio però oltre al «lussuoso» materasso, gli ospiti avevano a disposizione due bagni, uno per piano, e una cucina con fornello alimentato da una bombola. Sorvolando sull’aspetto igienico, vien da rabbrividire a pensare cosa sarebbe potuto succedere in caso di emergenza. Un piccolo incendio, in grado di creare anche solo un po’ di fumo e decine di cinesi avrebbero fatto la fine del topo.
Al momento dell’irruzione però non tutti i residenti sono stati trovati al loro posto. I poliziotti alla fine hanno contato 28 cinesi, gli altri saranno stati impegnati a cucire vestiti per qualche connazionale in chissà quale laboratorio. Tra loro, 12 erano clandestini e per questo sono finiti in questura per le foto segnaletiche e le procedure di espulsione.

Il più vecchio aveva quarant’anni, il più solo giovane tre mesi. Tra loro infatti anche quattro bambini: oltre al neonato, un altro bimbo di 7 mesi e altri due appena più grandi. L’appartamento è stato sigillato in vista della confisca finale.

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