Il Pd sincarta con il giocattolo delle primarie, che anche a Milano sta creando più problemi di quanti non ne risolva, e gli alleati (ma anche questo è da vedere) dellItalia dei Valori mettono il dito nella piaga, con unanalisi impietosa del caos.
Le polemiche in casa del centrosinistra sono scoppiate dopo che il candidato meno politicizzato dei quattro in gara, il giurista Valerio Onida, ha parlato di un voto «falsato» dalla massiccia discesa in campo dei dirigenti del Pd a favore dellarchitetto Stefano Boeri. Laccusa di Onida è parzialmente rientrata ieri dopo che il partito ha garantito a tutti la disponibilità degli elenchi degli iscritti, ma il caso aveva creato un terremoto nelle fragili mura della casa democratica, inducendo alle dimissioni il presidente del comitato organizzatore delle primarie. Ieri il partito ha cercato di rimediare. Il coordinatore della segreteria nazionale Maurizio Migliavacca, ha cercato di gettare acqua sul fuoco: «La cosa - ha detto - si sta affrontando a livello locale. Credo che stiano discutendo per stemperare un pò la situazione». Sulla stessa linea da «pompiere» anche Filippo Penati: «Le primarie - ha detto lex presidente della Provincia - sono un bene prezioso, lavoriamo perché ritorni un clima amichevole».
In realtà anche dal Pd anche dirigenti importanti, pur non appoggiandone la candidatura, erano intervenuti per sostenere le ragioni di Onida. «Io - ha detto per esempio il deputato Emanuele Fiano - chiedo al mio partito di mettere tutti i candidati nelle stesse condizioni». E anche Gad Lerner aveva bacchettato i suoi compagni.
Proprio sulla mancanza di par condicio insiste il coordinatore regionale dellItalia dei Valori, il consigliere regionale Stefano Zamponi, che sulla gestione pd delle primarie è impietoso: «Siamo contentissimi di esserne rimasti fuori - dice Zamponi, capogruppo al Pirellone - è chiaro che se il partito scende in campo con mille banchetti le primarie sono falsate, è chiaro che non ci sono pari condizioni fra i candidati». «Le primarie - spiega - sono uno strumento importante di partecipazione, ma così sono mal gestite. Se il partito di maggioranza relativa della coalizione si mobilita diventa un braccio di ferro, unaffermazione di potere che sottrae ai cittadini e agli elettori il diritto di scegliere. Non è più una scelta ma la dimostrazione che il partito può fare il bello e il cattivo tempo». E i dipietristi cosa faranno? «Noi - spiega Zamponi - invitiamo i cittadini a votare per il candidato che ritengono migliore.
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