Politica

L’imbroglio dei finti socialisti

Vorrei spiegare con parole forse accorate, ma sincere, la mia ferma contrarietà a quel salto mortale a sinistra cui una buona parte del gruppo dirigente vorrebbe spingere il Nuovo Psi, un partito di cui non faccio parte ma che utilizza per far politica il nome di Craxi.
Si dice ai militanti socialisti: andiamo a costruire l'unità socialista. No, andate a portare la resa di un altro pezzo di socialismo a coloro che dodici anni fa l'hanno distrutto. Andate a cancellare tutte le ragioni per le quali avete vissuto e combattuto dal 1993 ad oggi. Andate a fare patti con coloro che vi hanno cacciato dalla politica perché i dirigenti Ds di oggi sono gli stessi di ieri. Per non avere niente andate a imporvi il silenzio, la dimenticanza, a far propria quell'oscena frase «il morto che acchiappa il vivo», pronunciata dall'ultima persona che sulla terra avrebbe potuto pronunciarla. Per non aver niente andate a rinnegare voi stessi, le vostre idee, a stringer mani che non si sono mondate, a incrociare sguardi privi di pentimento.
Non dimenticate. I soldi sporchi del Psi non avevano padrone, servivano alla politica. I soldi sporchi di coloro che ci hanno distrutti avevano un padrone che ha obbligato a maledire i martiri di Budapest e di Praga, a insorgere in Parlamento e a scorrazzare per l'Italia contro quei missili, voluti da Craxi, che hanno salvato l'Europa. Roba vecchia? Ce n'è di nuova.
Il progetto dell'Unità Socialista di Bettino Craxi era alimentato dalla speranza che si potessero realizzare due sogni, il riequilibrio delle forze a sinistra fra i socialisti e i post-comunisti, l'evoluzione dei comunisti, o di buona parte di essi, verso una cultura politica riformista.
Per questa ragione, ad esempio, Craxi, nel '91, su richiesta prima di Occhetto e poi di D'Alema e Veltroni, non andò al voto anticipato, che avrebbe colto i comunisti in mezzo al guado.
Questo era il progetto di Craxi, con che moneta (monetine) lo hanno ripagato è noto a tutti.
Che cosa c'entra quel progetto con l'unità dell'un percento del Nuovo Psi con l'un percento dello Sdi, infarcita dalla partecipazione di Pannella, nell'Unione di Prodi?
Francamente nulla.
I partitini socialisti e radicali facciano quello che vogliono, ma non devono imbrogliare i socialisti, i veri riformisti e gli italiani.
Non devono insultare la memoria di Craxi, la sua eredità politica.
Il riequilibrio a sinistra non c'è stato perché, mentre Craxi disegnava scenari politici inediti, i post-comunisti schieravano il plotone d'esecuzione delle Procure.
La cosa che sanno fare meglio, l'hanno fatto con Craxi, con Andreotti, con Berlusconi.
Altro che evoluzione politica in senso riformista.
È il comunismo senza il comunismo, è l'involuzione in senso stalinista.
Qualcuno dice che però adesso sono cambiati.
Forse non ci sono più i coprotagonisti di quella stagione giustizialista?
Non ci sono più i D'Alema, i Fassino, i Veltroni, i Violante, i Caselli, i Di Pietro, i Santoro?
Qualcuno ha detto che per andare in questa sinistra non chiede alcun risarcimento politico. Complimenti!
Pannella ha detto, sostanzialmente, che i post-comunisti non devono chiedere scusa a Craxi. Complimenti!
Si capisce perché li accolgono con le braccia aperte, li aiutano a chiudere Craxi nell'oblio, a deformarne la politica, il suo ruolo storico.
No, quello non è il posto dei socialisti riformisti, il riformismo ha scritto pagine importanti solo quando ha funzionato il confronto costruttivo e l'alleanza politica innovativa fra i cattolici liberali e i riformisti.
È stato così all'inizio del secolo scorso, all'inizio della seconda rivoluzione industriale; è stato così dopo la seconda guerra mondiale; è stato così negli anni 80, così all'alba del nuovo millennio.
Nessuno dei protagonisti di questa storia (Turati, De Gasperi, Saragat, La Malfa, Craxi) appartiene a quella dei sedicenti riformisti italiani.
Al contrario, questi grandi uomini sono stati odiati, demonizzati, combattuti da chi oggi vorrebbe, senza storia. Ragione, verità, raccoglierne l'eredità.
L'attuale Centro-Sinistra appartiene ad un'altra storia, che ha attraversato il secolo, parallela e opposta a quella delle riforme, del progresso, della civiltà.
È la storia dei conservatori italiani, dei comunisti, dei post comunisti, dei socialisti statalisti, del cattolicesimo dossettiano, dei soliti gruppi industriali.
È la storia del compromesso storico e del protezionismo catto-comunista che negli anni 70 ci ha regalato le basi per l'esplosione del debito pubblico e negli anni 90, con il trasferimento dei monopoli pubblici ai privati e l'impoverimento del sistema industriale, i prodromi del declino economico.
È la storia di chi, in Europa, ha scommesso sul passato, e non sul futuro; di chi, stupidamente, ha pensato di contrapporre una Europa burocratica, vecchia e stanca alla Gran Bretagna e agli Stati Uniti d'America; di chi ha diviso l'Occidente indebolendolo nella sfida globale.
È la storia del politicamente corretto e dell'economicamente corretto; di chi non sa vedere e quindi fronteggiare, per proteggere le proprie comunità, chi attraverso il terrorismo attacca le nostre sicurezze, coloro che sfruttando chi lavora, e falsificando le merci uccide il nostro futuro.

È la storia dell'asse Schröder-Chirac, è la storia dell'asse D'Alema-Prodi, delle quali l'Europa e l'Italia devono, presto, liberarsi.

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