«L’immunità parlamentare? Giusto ripristinare la tutela»

Che al ripristino dell’immunità parlamentare aprisse la porta Vittorio Borraccetti, esponente storico di Magistratura democratica, candidato in pectore a guidare la Procura di Milano (o, in alternativa, ad un posto nel Consiglio superiore della magistratura) già indicava una riflessione all’interno delle toghe sulla necessità di porre fine alla stagione degli scontri frontali. Ma fa ancora più effetto che un’apertura netta venga da Gerardo D’Ambrosio, che oggi è senatore del Pd ma che è stato a lungo alla guida del pool Mani pulite e della Procura milanese: un magistrato che ha incarnato una stagione di grandi asprezze, ma che ora si dice convinto che vada trovata la strada per «uscire dall’impasse, nell’interesse della giustizia e della stessa magistratura».
Senatore D’Ambrosio, eppure fu proprio l’onda di Mani pulite a spazzare via l’istituto dell’immunità parlamentare così come era stato previsto dalla Costituzione del 1948. Perché adesso si è convinto che sia meglio tornare al passato?
«Piano. Prima di tutto non l’ho iniziato a pensare adesso, ma l’ho già scritto in un libro cinque anni fa. E poi non penso a tornare alla vecchia formula, all’immunità di cui oggettivamente i parlamenti della Prima Repubblica non fecero buon uso. Però penso che un cuscinetto tra attività giudiziaria e potere politico vada messo, altrimenti a rimetterci è il funzionamento della giustizia. Non esiste alcuna possibilità concreta che la magistratura esca vincente da uno scontro frontale. I miei ex colleghi si dimenticano che alla fine le leggi le fanno i politici. E, nei rapporti di forza attuali in Parlamento, questo vuol dire che si fa solo e soltanto quello che vuole il centrodestra, e lo fa con provvedimenti incostituzionali e dannosi. In questa situazione, il ritorno a una forma di protezione per i parlamentari sarebbe il male minore».
Lei che tipo di soluzione ha in mente?
«Dare la possibilità al parlamentare sottoposto a procedimento penale di presentarsi davanti al magistrato, senza neanche la necessità che il Parlamento si esprima, e comunicare la sua richiesta che il processo a suo carico sia sospeso fino al termine del mandato parlamentare. Ovviamente, se un deputato invece preferisce affrontare il processo perché punta ad una assoluzione nel merito, resta libero di farlo. Se invece si avvale di questo scudo, può farlo solo per la durata del mandato, e non si può ricandidare se non risolve prima le sue grane giudiziarie. Si potrebbe ipotizzare che nell’ultimo anno della legislatura venga avviata una corsia preferenziale nei tribunali per celebrare tutti quei processi congelati in base all’immunità, e che a quel punto i parlamentari potrebbero far celebrare per potersi ricandidare alle elezioni successive».
Ma con questo sistema i processi ai politici rischiano di venire inghiottiti dalla prescrizione.
«Durante la sospensione del processo resterebbero sospesi anche i termini di prescrizione. E, sia chiaro, si interromperebbero anche i termini di estinzione del processo fissati dalla legge sul processo breve in discussione in questi giorni alle Camere».
Lei pensa che all’interno del Pd questa forma soft di immunità possa trovare consenso?
«All’interno del Pd è diffuso il timore che su questo terreno qualsiasi forma di concessione sia pericolosa, il timore è “gli dai una mano e ti prendono tutto il braccio”. Però non possiamo permettere a questa conflittualità di paralizzare il Parlamento in eterno. Dobbiamo prendere atto che la magistratura ha fatto una serie di cose che hanno indisposto il potere politico: penso agli arresti domiciliari di lady Mastella, moglie di un ministro e presidente di un consiglio regionale, disposti da un giudice che non aveva la competenza per farlo. O all’arresto di Ottaviano Del Turco per accuse di cui non si è saputo più nulla. Insomma, gli errori non stanno tutti da una parte sola. Per questo io dico che se si trova un cuscinetto accettabile, che non ripristini l’ancien régime ma contribuisca ad attutire i contrasti, è un bene per tutti.

L’alternativa concreta è che il centrodestra continui a fare quello che vuole, con l’unico obiettivo di proteggere Berlusconi ma col risultato concreto di provocare danni enormi al sistema giudiziario di questo paese. Certo, se poi il 25 febbraio la Cassazione proscioglie l’avvocato Mills cambia tutto, perché i problemi di Berlusconi si riducono assai...».

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