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L’impresa di Cassano: riconquistare il Milan

Milano Cassano alla conquista del Milan. Non è scontato, a dispetto della felice partenza stagionale (contro la Lazio un gol, un paio di assist ed altri ricami), conoscendo la sregolatezza del barese e il pregiudizio nei suoi confronti. Non è nemmeno impresa facile, a giudicare dalla sfiducia registrata sul suo conto presso la critica e anche la compagnia rossonera. Ma la notizia del giorno è la seguente: forse Fantantonio tornerà a far discutere, forse riprenderà con le cassanate, forse non terrà duro fino a dicembre ma nel frattempo ha segnato più di un punto a suo favore e ai primi di settembre le sue quotazioni sono in netto rialzo sia in Nazionale che nel Milan. È bene riconoscerlo con onestà intellettuale: Antonio Cassano ha scalato una montagna. Pochi avrebbero immaginato di ritrovarselo di questi tempi, a San Siro, salutato come un eversore decisivo del debutto contro la Lazio, sfortunato protagonista di lampi e perfomances balistiche dopo aver guidato per mano sicura la Nazionale contro la Spagna e nelle altre due successive sfide decisive per la qualificazione.
Il pibe di Bari è partito, a giugno, per le vacanze con un piede fuori da Milanello, avvertendo i suoi sodali della volontà, sua, passata per competenza anche all'agente avvocato Bozzo, di lasciare il Milan, di abbandonare lo scudetto, la Champions, pur di trovare un altro rifugio, magari meno noto e reclamizzato, Firenze piuttosto che Genoa, ma più comodo e più accogliente per il suo temperamento incostante e capriccioso. Si è sentito ai margini del trionfo tricolore e ne ha sofferto perché non è certo il tipo da sopportare il sottoscala. È tornato a Milanello in luglio, per il raduno rossonero Cassano, e non ha speso una sola parola mentre han cominciato a presentargli il conto. «Deve dimagrire» ha tuonato Galliani. «Se si allena torna quello di sempre» la frase di Allegri. Nel frattempo, nelle viscere di Milanello, han ripreso a circolare giudizi poco gratificanti, qualche dettaglio non proprio esaltante del Cassano milanista, intollerante alle regole del casato. Per esempio non ha l'abitudine di fermarsi ai cancelli con i tifosi firmando autografi. Per esempio in comitiva è il solito Gianburrasca con qualche eccesso poco gradito ai secchioni del gruppo. Cassano ha anche identificato la fonte e il particolare non ha certo giovato ai rapporti interni. «Sarà anche un “caciarone” ma non ha mai saltato un allenamento, non si è mai presentato con un minuto di ritardo ed è dimagrito. Giocando poi ha fatto la differenza» il resoconto proveniente oggi da qualche spettatore neutro. Cassano e il suo procuratore sono adesso in attesa di un segnale dalla società che dovrebbe rappresentare l'attestato pubblico più importante per Cassano: la trattativa per un prolungamento del contratto. Chissà.
Cassano non ha avuto tutto il Milan dalla sua parte, intendiamoci. Ed è questo il suo merito più importante. Perché a un certo punto, l'idea di cederlo si è impossessata del mercato rossonero ma si è scontrata con l'impraticabilità dell'affare legata ai soliti motivi, soldi, troppi soldi per il calciatore, soldi, pochissimi soldi nelle casse dei club italiani. Prandelli gli ha dato una mano decisiva, spianandogli la strada verso Bari e la sfida con la Spagna, affrontata col piglio da guerriero e la fascia da capitano azzurro al braccio. È stato il trampolino di lancio. A quel punto Allegri lo ha messo alla prova ricevendo incoraggianti conferme. Fino alla scelta di schierarlo contro la Lazio nonostante fosse reduce dal martedì con la Slovenia. Antonio ha stupito tanti e ha continuato a restare in silenzio. Perché questo è il tempo di pedalare e di rispettare il precetto del suo tecnico: «Chi gioca nel Milan ogni giorno deve mettersi in discussione». Cassano è lanciato alla conquista del Milan.

Fino a quando durerà? È l'interrogativo a cui daremo prossimamente una risposta altrettanto sincera.

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