Cè una grana che turba i sonni del governatore Pd uscente della Liguria Claudio Burlando, in piena campagna elettorale per la rielezione. È il pasticciaccio brutto del porto di Lavagna (Genova), una strana vicenda di concessioni pubbliche, società fallite e resuscitate, sentenze della Corte costituzionale rimaste sostanzialmente lettera morta. Un guaio che si trascina da anni, e che da qualche mese è approdato alla Procura di Milano. Nel mare magnum di carte bollate ci sarebbe un documento che riguarda proprio lesponente Pd e che dimostrerebbe il suo ruolo nelloperazione che portò al cambio della guardia tra la società che aveva vinto la concessione governativa e quella che è subentrata dopo ma che, sentenze alla mano, non avrebbe titolo per assegnare i posti barca. Facciamo un passo indietro di 36 anni. Nel 1974 la società «Cala dei genovesi» ottiene dallo Stato una concessione di 50 anni, con scadenza il 2024, per la realizzazione e la gestione di un porto turistico nel comune adiacente a Chiavari, destinato a diventare il più grande del Mediterraneo. La società inizia a costruire una diga foranea e una serie di opere «a terra» (box, magazzini, edifici) che a fine concessione diventeranno beni pubblici. Lavori che vengono assegnati a una serie di cooperative rosse. A metà degli anni Novanta si apre un contenzioso giudiziario per un «rosso» di 56 miliardi di lire dellepoca, a fronte di opere che però valgono 4 volte tanto: 220 miliardi di lire. La società «Cala dei genovesi» viene dichiarata fallita dal tribunale fallimentare di Milano, che stabilisce lannullamento dei contratti di ormeggio già stipulati dalla società concessionaria dichiarata fallita. Nel frattempo alcuni imprenditori che avevano già «comprato» un posto barca nel porto danno vita alla società «Porto di Lavagna», che si offre di ripianare buona parte dei debiti in cambio dellacquisizione delle opere. Loperazione, come si dice, va in porto. A capo della società, forte di una misteriosa liquidità di 80 miliardi in titoli, cè lalbanese Rock Jack Mazreku, che ne rileva il 40% e diventa amministratore delegato.
I contratti in essere, però, devono essere rifatti come ha stabilito il curatore fallimentare. Agli utenti interessati, circa l80% di chi aveva già stipulato il contratto di noleggio del posto barca, viene proposto un bizzarro contratto di «vendita della proprietà superficiaria» di uno specchio dacqua. Ma tantè. Interpellata, lAvvocatura di Stato esprime parere negativo sulla tipologia contrattuale. Ma il vecchio ministero dei Trasporti e della Marina mercantile dà il placet alloperazione. Secondo le carte in mano alla magistratura sarebbe stato proprio Burlando, titolare del dicastero dal 1996 al 1998, a farsi da garante delloperazione. In due incontri, uno al ministero e uno nella sede dellallora Pds, il governatore ligure si sarebbe speso in prima persona per mettere fine a una vicenda «che lo turbava molto». Burlando ha sempre negato queste due circostanze, ma alcuni testimoni presenti a uno dei due incontri sarebbero disposti a spiegare ai magistrati di Milano quale fu veramente il suo ruolo nelloperazione.
A complicare ulteriormente il quadro è arrivata, a fine 2002, la sentenza della Corte costituzionale che cambia le carte in tavola. Nella sentenza n° 511 il provvedimento del ministero che autorizzava il sub ingresso della «Porto di Lavagna» viene annullato perché emesso «in violazione delle attribuzioni della Regione Liguria», unico soggetto in grado di conferire in concessione beni demaniali. E qui si apre un contenzioso con il Comune di Lavagna, che a seguito della sentenza chiede alla «Porto di Lavagna» di riformulare i vecchi (e bizzarri) contratti di «vendita della proprietà superficiaria» in contratti di ormeggio. Da allora, siamo a metà 2003, non è cambiato niente. I vecchi titolari di contratto di ormeggio stipulati con la vecchia società concessionaria hanno perso i loro soldi, chi ha in mano un contratto firmato dalla «Porto di Lavagna» rischia di trovarsi senza posto barca.
Alla Procura di Milano, ad oggi, risultano indagati i vertici della società e lallora curatore fallimentare, mentre i vecchi proprietari della concessione hanno chiesto 69 milioni di euro al Comune di Lavagna per risarcimento danni. Ecco perché Burlando è ancora turbato...
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