RomaStavolta si arriva a temere persino Pontida. Il prato chiamato a risollevare lanimo guerriero della Lega potrebbe nascondere qualche insidia. Cè addirittura chi teme fischi a Umberto Bossi, anche se la segreteria federale che organizza ladunata sa più o meno in anticipo chi verrà («Non è come Venezia, per arrivare lì servono gli autobus, serve una logistica...» che fa capo alle sezioni locali della Lega, spiega un dirigente). E poi, osserva un bossiano alla Camera, «i leghisti che vogliono contestare la linea non vanno a Pontida per fischiare il capo, non ci vanno proprio. Ecco, il pericolo è piuttosto che stavolta non ci sia il pieno, Bossi si innervosirebbe...». La base leghista è in fibrillazione, il partito anche. Non si contano più gli errori fatti dalla Lega negli ultimi tempi.
Lultimo pasticcio è stato sul referendum, che ora il Carroccio cerca di usare per mettere alla corda Berlusconi, ma che è un capolavoro di approssimazione in primo luogo della Lega, che non è stata in grado di dettare una linea e che si è divisa tra astensionisti (Bossi e «cerchio magico»), difensori dellacqua pubblica ma non anti nucleare (Maroni e i suoi), difensori dellacqua privatizzata e del nucleare, sostenitori di quattro sì (i veneti di Zaia). Insomma confusione totale, per poi lamentarsi se arriva una «sberla» dal quorum?
«Stanno facendo una serie incredibile di assist a Bobo» dice un parlamentare della Lega, riferendosi allala contrapposta a Maroni, quella dei consiglieri (i capigruppo, Rosi Mauro, il sottosegretario Belsito), da cui è uscita la linea perdente al referendum, cioè il consiglio a Bossi di orientarsi sullastensione. La Lega di tendenza Maroni (che è tornato a chiedere «coraggio» per «accelerare sul terreno del fare, anche perché abbiamo preso degli impegni nel 2008, uno di questi è la riforma fiscale»), ma anche tendenza Calderoli critica gli errori che avrebbe fatto il cerchio magico, dai candidati sindaci sbagliati alle alleanze da fare fino al referendum. Anche qui cova una resa dei conti, finora sempre rimandata sine die.
E cè anche chi, come Roberto Castelli, se la prende con quelli che hanno votato sì ai quesiti sullacqua. Sulla sua pagina Facebook il viceministro scrive: «I leghisti che hanno votato sì hanno votato contro le leggi che loro stessi hanno approvato. Mah». E in un altro commento sospetta di «furbizia» quelli della Lega che non hanno fatto niente per non far vincere il sì, perché «non bisognava essere dei geni per capire che il quorum è una sconfitta del governo. E governo debole uguale federalismo più lontano». Castelli sembra molto pessimista: «Adesso vediamo il 22 cosa succede. Quando inizia il cupio dissolvi difficilmente si ferma».
Cupio dissolvi che sembra aver raggiunto anche la Lega, che è in un vicolo cieco. Mollando il Cavaliere riguadagnerebbe i delusi, ma si troverebbe da sola, e da sola non può ottenere le «tante cose importanti» che Bossi, laltro giorno a Lesa, ha ricordato di aver fatto col Pdl. «Ma se le cose continuano così andiamo a schiantarci» dicono tutti dalle parti di via Bellerio (la famosa «terza sberla», che potrebbe arrivare già alle amministrative del 2012). Cul de sac. Cè anche il problema interno, di un Bossi che è visto come lalter ego di Berlusconi. Quindi, per superare Berlusconi, bisogna mettere in discussione la leadership di Umberto, argomento assolutamente tabù nel partito, in cui però questo interrogativo striscia. Ed esplode nei forum sul web, come Padania.org che fa un sondaggio per decidere tra quattro priorità: Bossi lasci la guida, la Lega lasci Berlusconi, la Lega si rinnovi, la Lega muoia.
Intanto comanda Bossi, e sarà lui a scandire le condizioni per andare avanti col governo. Ripensare limpegno militare in Libia, che costa e ci porta solo clandestini (che poi si deve gestire Maroni, «abbandonato» da La Russa e Frattini), chiedere blocchi navali, coinvolgere Malta. Modificare radicalmente il patto di stabilità che sigilla le casse dei comuni che risparmiano ma non possono spendere. Riformare il fisco a vantaggio di imprese e famiglie. Ministeri al Nord. Comunicare meglio, parlare di cose concrete, basta barzellette e ossessioni, governo del fare davvero (e poi qualche incasso, come Paragone direttore di Raidue e altre caselle), rimodulare lasse Lega-Pdl (ieri duro scontro in Cdm sul piano rifiuti in Campania). «A quel punto vedremo la reazione di Berlusconi, su alcuni dei quattro punti di Pontida non potrà fare il vago» sussurra un «maggiore» leghista. Altrimenti cè unexit strategy più dura. Il federalismo si chiude, con il nuovo termine della legge delega, a metà novembre.
Lincubo della Lega: Bossi e i ministri fischiati a Pontida
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