L’indulto libera anche Erika, Omar e Jucker

da Londra

Una banca dati dove ci sia archiviato il Dna di tutti i cittadini e anche di tutti gli stranieri che entrano o vivono in Gran Bretagna: un giudice ha lanciato oggi questa proposta, che a suo avviso è fondamentale per la sicurezza del Paese. «Il Dna di tutte le persone, colpevoli o innocenti che siano, dovrebbe essere schedato per un unico, preciso obiettivo: prevenire e combattere il crimine», ha detto ai microfoni di Bbc Radio il giudice della Corte d’appello, Stephen Sedley, consapevole che l’iniziativa rappresenta un potenziale pericolo per la libertà dei singoli. «È un provvedimento autoritario perché richiede a ognuno di rinunciare a una parte dell’autonomia e della privacy», ha ammesso il magistrato.
A suo parere, un sistema che raccoglie il Dna di tutti i cittadini e i visitatori è, tuttavia, paradossalmente più equo di quello oggi in vigore. Al momento il governo britannico archivia, infatti, il Dna di tutti coloro che vengono arrestati, a prescindere dalla loro colpevolezza o no.
«La banca dati oggi in funzione non è giustificabile. Se si finisce nelle mani della polizia, si ha il Dna schedato a vita.

Chi, invece, commette un crimine ma non viene arrestato, continua a camminare indisturbato per le strade», ha tuonato Sedley. In Gran Bretagna sono ormai 4 milioni le persone che hanno il proprio Dna schedato e ogni mese se ne aggiungono 30mila di nuovi.

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