Economia

L’industria italiana scommette sulla ripresa

La ripresa ancora non c’è, ma l’ottimismo è già tornato. Guardano avanti, le imprese italiane. Anche se gli ultimi dati, a cominciare da quello della produzione (-21% in giugno), delineano un quadro ancora fosco, l’industria nazionale manifesta un livello di fiducia inferiore solo a quello del settore manifatturiero inglese, secondo un sondaggio realizzato da Kpmg (e anticipato ieri dal Financial Times) sulla base di un campione composto da 3.700 aziende europee.
La scommessa è comune un po’ in tutti i Paesi del Vecchio continente, e punta su un recupero sostanziale dell’attività nella seconda metà del 2010. È il periodo individuato da governi e organismi internazionali in cui dovrebbe in effetti dispiegarsi compiutamente l’inversione del ciclo, anche se il numero uno della Bce, Jean-Claude Trichet, ha ricordato la scorsa settimana come il rischio è quello di un periodo prolungato di bassa espansione. Ma l’indagine di Kpmg, effettuata detraendo la percentuale di imprese che prevedono un calo nei prossimi anni con la percentuale di quelle che si aspettano un aumento, sembra mostrare le attese per una ripresa anticipata. Dal -10,2 nel mese di gennaio, si è passati al +28 di luglio, il livello più alto dal gennaio 2008. I risultati migliori si sono appunto registrati nel Regno Unito, con 53,8 e in Italia (48,9). In entrambi i Paesi, i produttori si aspettano un aumento più veloce dei prezzi alla produzione nell’arco di un anno, segno di un rientro del processo deflattivo provocato dalla recessione.
Il sondaggio è di tipo quantitativo, cioè non spiega i motivi legati al recupero di fiducia; ed è inoltre singolare come ai primi due posti della classifica vi siano due Paesi, Gran Bretagna e Italia, con forti differenze. La crisi ha investito molto di più l’Inghilterra sul versante finanziario e immobiliare, mentre il tessuto imprenditoriale nazionale, più export oriented, ha sofferto il calo della domanda a livello internazionale. «Chi produce beni d’investimento, come l’Italia, la Germania e il Giappone, ha risentito molto della crisi e ha subito tagli di crescita più forti rispetto ad altri Paesi - ha osservato Daniel Gros, economista del Centre for European Policy Studies -.

Tuttavia, sono proprio questi settori ad essere i primi a ripartire quando l’economia torna a girare, e quindi non sorprende che in Italia si faccia sentire un po’ di fiducia».

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