Roma - «Noi che viviamo nel bello e nel lusso abbiamo il dovere di essere sensibili sia alla sofferenza che alla bontà, non dobbiamo dimenticare che le crocerossine hanno fatto e fanno miracoli per esempio a Nassirya oppure in Afganistan». Lella Curiel risponde così a chi le chiede perché ha fatto sfilare Barbara Lamuraglia, il sottotenente della Croce Rossa che alla parata del 2 giugno piacque tanto a Silvio Berlusconi da finire su tutti i giornali. Fisico statuario, occhi verdi, bellissima faccia molto simile a quella di Veronica Lario, la crocerossina ha un passato come modella (pare fosse tra le preferite di Lancetti) ma farla sfilare oggi ha la stessa funzione dell'abito contro il bavaglio alla stampa mandato in passerella l'altra sera da Gattinoni: catturare l'attenzione dei media.
Questa politica del «purché se ne parli» è uno dei grossi difetti di AltaRoma, la kermesse dell'alta moda romana che sulla carta si conclude oggi con le sfilate delle scuole, ma di fatto ha chiuso i battenti ieri sera con il defilè di Renato Balestra. «Lavoro tanto, lasciatemi divertire con le polemiche» risponde Guillermo Mariotto alla precisa domanda: perché sprecare tempo con queste cose quando potresti raccontare che per costruire un sublime vestito in seta gialla a intarsi di chiffon color pesca ci sono voluti 600 tagli in sbieco e che per assemblare una specie di pelliccia in paillette grigie le sarte hanno lavorato 2500 ore con ago, filo e pura maestria. Forse ha ragione chi dice che peggio del far la morale nella moda c'è soltanto il non farla.
Certo per noi è stato più interessante vedere che l'irresistibile Curiel pur definendosi «una sartina di Milano» sa fare un tailleur in cashmere rosa che se lo sognano nell'atelier Chanel di Rue Cambon a Parigi e riesce a trasformare Dio solo sa quanti metri di velluto color pervinca doppiati in crepe de chine nel più perfetto abito da sera che si possa immaginare. Potremmo citare anche i molti bellissimi tubini che non a caso a Milano si chiamano «curiellini» oltre alla gonna a strisce di raso cangiante assemblate come post it. Peccato le scarpe con il tacco a rocchetto utili nella vita ma punitive in passerella e non parliamo delle pettinature fuori trend. Su questo punto, comunque, nessuno si è dato la cosiddetta zappa sui piedi come Rami Al Ali, 35 enne stilista siriano che da tempo vive e lavora a Dubai. Le modelle che hanno sfilato per lui avevano in testa una specie di ciambella mal lievitata e soprattutto del tutto inadatta ai 35 abiti da sera ispirati al mito delle principesse persiane, da Sherazade in poi.
Lorenzo Riva è uno degli ultimi couturier che ancora sanno costruire lo strascico tenendo conto sia delle proporzioni della sposa sia di quelle della navata della chiesa. Stavolta ha saputo creare anche un indimenticabile abito da ballo verde chiaro con orlo ripreso da rose di stoffa. Peccato però che la sua sfilata per pochi intimi all'hotel Esedra sia stata funestata da inutili polemiche usate al posto della colonna sonora.
Inevitabile a questo punto trovare addirittura rinfrescante l'inutile show di Corrado De Biase, giovane e talentuoso designer di scarpe (lavora con Galliano da quasi tre anni ma prima è stato da Saint Laurent e da Fendi) invitato da AltaRoma come guest designer della stagione. I suoi vestiti buoni solo per un servizio fotografico almeno erano presentati con pettinature, accessori, musiche e modalità del nostro tempo. E senza tante storie fuori moda.
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