da Roma
Da ieri nel nostro Paese linfibulazione è un reato, che può costare anche molti anni di carcere: il Senato infatti, a 48 ore di distanza dalla Camera, ha dato ieri allunanimità il via libera definitivo alla legge che vieta questa mutilazione genitale femminile molto diffusa in alcune culture africane e che prevede spesso lasportazione del clitoride delle bambine.
Con le nuove regole, chiunque praticherà linfibulazione sarà punito con la reclusione da 4 a 12 anni. La pena sarà aumentata di un terzo (arrivando così a 16 anni) se la mutilazione è compiuta su una minorenne e in tutti i casi in cui viene eseguita per fini di lucro. I medici scoperti a praticarla rischiano anche la cancellazione dallOrdine per un massimo di 10 anni. La legge italiana colpirà i colpevoli anche nel caso in cui linfibulazione sia eseguita allestero. Nei consolati italiani nei Paesi dove la pratica è più diffusa, al momento della concessione del visto i funzionari si occuperanno di far conoscere la legge italiana sui diritti delle donne e delle bambine; campagne di informazione sono previste anche fra gli immigrati.
Secondo le stime, in Italia sono circa 45mila le ragazze provenienti da Paesi dove linfibulazione viene ancora praticata mentre, nel mondo, le donne che hanno subito mutilazioni genitali sono intorno ai 130milioni.
Il sì definitivo alla legge è stato definito dal ministro per le Pari Opportunità Stefania Prestigiacomo «un atto che qualifica il nostro Parlamento»: la nuova legge, sottolinea, sanziona «pratiche intollerabili che colpiscono bambine e adolescenti e che violano i fondamentali diritti della persona, primo fra tutti quello allinviolabilità fisica. Le mutilazioni genitali femminili sono un fenomeno lontano dalla nostra cultura, che tuttavia è presente nel nostro paese a causa della forte emigrazione dai Paesi in cui si pratica linfibulazione». Il testo «allinea in questa materia lItalia alle legislazioni più avanzate del mondo, prevedendo una fattispecie di reato specifica duramente punita e perseguibile anche se commessa allestero».
La legge, oltre a presentare un inasprimento del profilo repressivo, prevede una serie di azioni di carattere culturale e formativo dirette alle comunità che ancora praticano le mutilazioni e residenti nel nostro Paese. È previsto, inoltre, un coordinamento delle attività di informazione, sensibilizzazione culturale e prevenzione promosse dagli enti locali: «La battaglia da vincere - ha affermato il ministro - è essenzialmente quella socio-culturale per porre fine a una pratica inumana».
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