Cronache

L’infortunio tra i banchi diventa oro per le famiglie

Pioggia di denunce, anche a sproposito, pur di far soldi a spese degli istituti

Genitori senza scrupoli si «arricchiscono» alle spalle della scuola. E, sempre più spesso, gli insegnanti finiscono in tribunale per futili incidenti accaduti ai piccoli scolaretti durante le ore di lezione. Le famiglie pagano dai sette agli otto euro all'anno per l'assicurazione scolastica. Minimo premio per discreti massimali. I papà e le mamme che sanno di poter lucrare su questi soldi, non aspettano altro che il proprio figlio si faccia male all'interno dell'istituto scolastico per denunciare le maestre e trarne così anche un minimo beneficio economico. Maestre di scuola elementare raccontano di essere state trascinate davanti ad un giudice perché un proprio alunno si era rotto un braccio durante la ricreazione sul terrazzo della scuola. «È successo al venerdì - raccontano - e il lunedì mattina la mamma del bimbo insieme all'avvocato erano già alla porta della nostra classe. Nel giro di pochi mesi - continuano - ci siamo ritrovate davanti ad un giudice a spiegare come era avvenuto il fatto. La famiglia - concludono - cercava di trarre dalla scuola un risarcimento sia per i danni fisici, che per quelli morali. E solo per un braccio rotto!».
Avvocati senza scrupoli, come avviene in America, pare si aggirino per i pronto soccorso degli ospedali a caccia di clienti. Genitori con bambini che si sono fatti male tra le mura di un edificio scolastico piuttosto che negli spazi aperti. E il business è fatto. Li trascinano nei loro studi e spiegano loro come poter fare causa alla scuola e ricavare così anche un minimo «compenso» finanziario. E sì. Perché spesso le spese mediche per i bimbi sono inesistenti. Quindi perché non ricavare qualche soldino in più se si può?
Ma i racconti, di scuola in scuola, davvero si moltiplicano. Bambini che scivolano nei bagni, altri in palestra e magari battono la testa contro il calorifero. Ed è subito denuncia. La scuola, secondo l'avvocato, avrebbe dovuto provvedere a ricoprire tutti i termosifoni con i copricaloriferi in modo che i bambini, scontrandoli, non si facciano male. Peccato che i copricaloriferi abbiano un costo esagerato: 250 euro l'uno. Si pensi a quanti elementi ha un plesso scolastico e lo si moltiplichi per quelli di tutte le scuole di Genova. Soldi che dovrebbe sborsare il Comune. Che non ha. E quindi, a rimetterci, alla fine sono insegnanti e capi d'istituto, ritenuti da genitori e avvocati, inadempienti al proprio dovere. Ma non parliamo di bambini con occhiali che si rompono o che perdono. O di apparecchi per i denti che vengono lasciati in mensa e magari le bidelle gettano nella spazzatura. E la scuola paga. Come per gli zainetti dimenticati nelle gite o nelle palestre.
Oramai tutto, all'interno della scuola, è diventato un modo per racimolare qualche soldino dallo Stato usando le piccole disgrazie che avvengono ai «remigini». Giorno dopo giorno le maestre, appena un bimbo si «torce solo un capello», scrivono nella denuncia da consegnare alla segreteria della scuola tutto il resoconto dell'accaduto. In modo da scongiurare ogni possibile ritorsione da parte dei genitori in malafede. Ma a volte non basta nemmeno quello. Se poi casualmente un bambino, invece, fa male a un’insegnante, scontrandola, o con una pallonata, come spesso succede, la docente non si può rifare sulla famiglia.

Si prende i suoi giorni di infortunio e sta a casa a curarsi finché non è in grado di ritornare in classe.

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