«L’ingresso dei radicali può far male Walter ci deve dare delle spiegazioni»

L’esponente del Pd: «Un loro innesto? Stento a crederlo, potrebbe alterare la natura del nostro partito. E comunque rinuncino al simbolo»

da Roma

«Spalancare le porte del Partito democratico ai Radicali? Stento a crederlo. Mi attendo un chiarimento da parte di Walter Veltroni». Pierluigi Castagnetti, coordinamento nazionale del Partito democratico, ha deciso che era arrivato il momento di mettere alcuni paletti. Il Pd doveva correre da solo. E invece prima si è apparentato con l’Italia dei valori di Antonio di Pietro. E adesso si rischia la congiunzione con il Partito radicale.
Perché la preoccupa un eventuale accordo con i Radicali?
«Prima di tutto perché mancano indicazioni precise. Certo, la trattativa è ancora in corso. Mi rendo conto che non può avvenire in modo pubblico, open air, e non lo pretendo. Però esiste un gruppo dirigente nel nostro partito di cui io faccio parte. Io poi sento anche un’altra responsabilità, quella morale, visto che sono stato l’ultimo segretario del Partito popolare. La natura del nostro partito è stata definita con chiarezza un paio di giorni fa e l’innesto di un partito così identitario rischia oggettivamente di alterarla».
Non condivide l’ingresso di alcuni radicali nelle liste del Pd?
«Questo punto non è chiaro. Se i radicali sono presenti nelle liste del Pd come può sopravvivere il Partito radicale al di fuori? Io dico o dentro nelle liste o fuori con il loro partito. Insomma, noi abbiamo sciolto la Margherita e non possiamo accettare una doppia militanza. Abbiamo stilato il nostro manifesto dei valori ed a questa elaborazione i radicali non hanno partecipato. Occorre chiarire l’accordo».
Si parla di Emma Bonino capolista del Pd: è questo che vi infastidisce?
«Sia chiaro che io apprezzo moltissimo la Bonino per quello che ha fatto sia come ministro sia prima come commissario europeo. L’apprezzo per il suo senso di responsabilità, la stimo per il suo lavoro e la sua intelligenza politica. Non mi dà fastidio che diventi capolista. Dico soltanto che se lo diventa non può continuare a militare nel Partito radicale».
Pensa che le vostre posizioni siano inconciliabili ad esempio sui temi etici come l’aborto e l’eutanasia?
«Il Partito democratico ha scelto la linea della laicità su cui tutti siamo d’accordo. Nessuno dentro il Pd, nemmeno la senatrice Paola Binetti, vuole mettere in discussione la legge 194, sulla quale Veltroni ha preso una posizione pubblica chiara».
Però poi ci sono pure le questione legate all’eutanasia, ai diritti delle coppie di fatto.
«Guardi, ogni giorno ha la sua pena. Non ci sottrarremo al confronto sui temi etici se ce ne sarà bisogno. Certo è che il manifesto dei valori non va discusso: per entrare nel Pd si deve accettare il manifesto».
Però un conto è dichiarare idealmente la propria gerarchia dei valori. Un conto è decidere se varare o no una legge per regolamentare le convivenze.
«Il nostro è un partito pluralista aperto al confronto delle idee. Per adesso mi preoccupa la doppia militanza».


Un eventuale ingresso dei radicali fa bene o fa male al Pd?
«Se non è chiaro l’accordo e se non viene spiegato potrebbe fare molto male. Il Pd non sopravvivrebbe un giorno se Ds e Margherita avessero mantenuto le loro identità ed i loro apparati. Dunque questa condizione deve valere per tutti. Spero che Veltroni chiarisca al più presto questo punto».

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