Caro Lussana, una serie di coincidenze che appaiono provvidenziali vedranno lunedì 23 a Genova la presenza del cardinale Ruini per una lezione in seminario e una fiaccolata silenziosa di solidarietà a Monsignor Bagnasco preparata indipendentemente e assai prima da un gruppo di persone di libera coscienza. Colgo l'occasione per richiamare anche i cosiddetti cattolici democratici a dare un segno di ripulsa senza ambiguità all'intollerante istauratosi nella nostra città. Prendo l'occasione per sostenere le timidezze di Monsignor Granara e confutare le tesi esposte dal cattolico di sinistra Ignazio Venzano sul Lavoro Repubblica di Genova. Sul settimanale il Letimbro della diocesi di Savona si manifestano peraltro tesi vicine a quanti vogliono tacitare i vescovi sulle questioni della famiglia.
La libertà di coscienza è indivisibile. Non ci può essere in sé, in casa, in chiesa e non nella sfera pubblica. È tradizione cristiana elementare. E Kant proclama che illuminismo è morale autonoma e libertà di parola pubblica nell'età adulta della ragione. Non più tutori, neppure occulti come il precettore dell'Emilio di Rousseau. La libertà evangelica e costituzionale di Monsignor Bagnasco di condannare la legge sulle coppie di fatto è contestata oltre che dai tutori stalinisti dello Stato ideologico, anche dall'amico Ignazio Venzano, che accoglie argomenti speciosi di tanti altri cattolici «democratici». Abbiamo per anni rivendicato a Genova la libertà di opinione nella chiesa di Siri. Ma almeno la stessa libertà va riconosciuta al vescovo. Da dove nasce tale svolta autoritaria e repressiva dei cattolici democratici? La teoria della mediazione affida ai laici cattolici la vera interpretazione in campo sociale e giuridico delle verità evangeliche della chiesa, lasciando ai vescovi e al Papa solo la proclamazione dogmatica. È, questo, un singolare sofisma nato dalla distinzione dei ruoli tra clero e laici, che riguarda il servizio comunitario ma non può tagliare a fette la fedeltà alla verità e volontà di Cristo. Diversi sono i ministeri ma unica la fedeltà. Da questa viene, davanti a Cristo, la vera legittimazione degli atti e delle parole del vescovo, come del cristiano laico. Invece per i cattolici democratici la legittimazione sembra discendere dalla legge positiva costituzionale, invece che dalla coscienza e dalla sua norma divina. Stupisce trovare tra laici cattolici tale integralismo legalista che toglie alla coscienza persino lo spazio che due senatori di Rifondazione comunista hanno rivendicato di fronte alle contraddittorie scelte pseudo-pacifiste del governo.
Il vescovo sul tema della famiglia ha motivi di richiamo molto gravi, nel processo democratico di formazione delle leggi. La tesi della mediazione culturale e politica come prerogativa dei laici democratici-cristiani cancella non solo la regalità di Cristo ma anche la libertà della coscienza morale di fronte a progetti di legge ritenuti iniqui e non ancora vigenti. I cattolici sono cresciuti tanto nella democrazia da sottoporre al consenso e alla maggioranza anche la fede e la morale? La legge della maggioranza, non sostituisce la legge divina ed evangelica. Neppure Erode e Nerone osarono estendere i poteri di Cesare a questi livelli. Inoltre la speciosità delle tesi, nel caso specifico, riguarda una distorta e aberrante interpretazione della Costituzione. In essa il modello di matrimonio civile, prima che concordatario o sacramentale è soltanto nel rapporto stabile e fecondo tra uomo e donna. Dunque il presidente genovese della Cei non solo richiama la tradizione cattolica ma anche il modello costituzionale di famiglia. Quanto alla preoccupazione espressa dell'estensione, a partire da questo progetto-Dico, ad altri progetti del pensiero radicale e laicista (coppie omosessuali, adozione, incesto, poligamia), si tratta solo di una considerazione metodologica di un processo sulla base delle premesse teoriche. È pura falsità dire che Bagnasco ha identificato le varie fattispecie del processo riformatore. Ma chi legge i maestri del pensiero debole del relativismo laicista non può far finta di ignorare che quel programma, benché delirante e disastroso, è ampiamente dichiarato e perseguito. Prodi e Bindi non leggono i testi di filosofia e di teologia di don Mazzi e don Gallo ma Venzano sa bene come me a quali aberrazioni sono giunti questi grandi novatori.
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