L’intervento Attenti al pericoloso mito della trasgressione

DISAGIO La droga o la ricerca del sesso estremo sono segnali di una profonda solitudine che minaccia le nostre famiglie

di Don Chino Pezzoli
Seguo con interesse alcune precisazioni su transessuali e droghe. Il caso Marrazzo riporta di attualità l’argomento. La droga serve anche per le prestazioni sessuali disordinate, dirompenti, eccitanti, omosessuali. È l’effetto stimolante delle sostanze psico-attive che sembrano appagare stati fusivi, sensazioni piacevoli forti, affermazioni di un io inesistente. Forse bisognerebbe spiegare che cosa avviene prima in questi «personaggi» alla ricerca dello sballo sessuale che non è solo identificabile in un’eccitazione, trasgressione, sregolatezza.
Gli stati orgiastici (e gli esempi non mancano) hanno origine da un profondo isolamento o solitudine, presente soprattutto in chi detiene una responsabilità, un potere in modo possessivo ed esclude il confronto, la relazione con altre persone. Il divertimento orgiastico è presente ed assolve esigenze comunicative, associative in ogni epoca e luogo. Esso controlla la solitudine e l’isolamento che vengono momentaneamente e apparentemente risolti in quelle forme di massificazione sostenute dall’alcol e dalle droghe e dall’orgasmo sessuale. L’illusione dell’incontro, la fusione con altri sono garanti dello stato euforico delle emozioni forti e insistenti. Per facilitare l’effetto euforico si frequentano gruppi di trans, appartamenti in cui il rapporto sessuale è di gruppo. In questi contesti ormai presenti ovunque, si dà sfogo alla propria istintività. Il rumore della musica, le luci, i balli frenetici, il sesso libero concorrono ad incentivare una partecipazione epidemica che dà la sensazione al singolo di appartenere a tutti, di non essere solo. Per sostenere e prolungare l’effetto euforico orgiastico vengono usate sostanze eccitanti: ecstasy, cocaina, alcol e farmaci stimolanti. Politici, manager, vip, personaggi dello spettacolo e persone comuni frustrate, angosciate, sono alla ricerca di sballo e di sfoghi istintivi come valvole di sfogo. Non basta quindi far conoscere all’opinione pubblica che «l’uso delle droghe nel rapporto sessuale ne altera la qualità fisica e allo stesso tempo si ha bisogno di essere in uno stato di alterazione per vivere certe esperienze sessuali».
Non sono in gioco «certe esperienze sessuali», ma una condizione umana sempre più regredita perché dipendente dall’immagine, dal potere e avere. È la persona completamente accentrata su se stessa che cerca l’evasione in un erotismo sfrenato, sregolato, avventuroso, come volesse dire a se stessa: sai stare con gli altri, fondersi con loro, spaccare il tuo isolamento. Del resto, la vita è relazione, incontro, investimento di rapporti veri, di partecipazione interiore. Chi non sa comunicare si affida spesso alle droghe, all’alcol per superare tale blocco psicologico. Mi preoccupano certi individui che si presentano agli altri come «personaggi» con responsabilità politiche incassate nella loro zucca, scelte economiche e aziendali e manageriali ficcate nella loro meninge. Prima o poi queste teste esploderanno, andranno alla ricerca dell’orgia per attutire le loro tensioni e lasciare il proprio corpo come un cavallo bizzarro senza redini. Qualcuno sostiene che costoro hanno bisogno di collaudare la propria virilità, la «potenza erotica», frequentando transessuali, bordelli e altro.
Credo che non sia questa la «cartina di tornasole» per verificare se si è maschi di razza, per rompere l’isolamento interiore... Penso invece che ci sia una terapia utile e immediata per togliere questi personaggi dall’incubo della solitudine, raschiare via dalla loro testa le molteplici immagini che favoriscono l’individualismo e li alienano da tutti. La mente umana ha bisogno di ricevere amore per avere dentro di sé un sistema affettivo compensativo. Se è carente di questa umanizzazione, può rivolgersi alle droghe, allo sfogo dell’istintività sessuale. Lasciamoci quindi amare da chi ci sta vicino se vogliamo debellare la solitudine e scoprire la bellezza interiore, quella «che salva il mondo».

Occorre però prendere coscienza dell’esistenza di questa «potenza dell’amore» che non si trova in un appartamento di trans, ma nella propria famiglia dove qualcuno ti attende ogni sera per darti un saluto, un bacio, un abbraccio. Poesia? No realtà!
*Fondazione Promozione

e Solidarietà Umana

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