L’intervento Il grande coraggio di mostrarsi ferito alla piazza

Ormai si è scritto tutto sull’aggressione subita dal presidente Berlusconi. Al di là dell’esecrazione quasi unanime della violenza subita, ciò che resta di questa vicenda gravissima è il gesto di Silvio Berlusconi che ha avuto il coraggio e la freddezza di spirito di mostrarsi alla folla presente subito dopo l’attentato dello squilibrato, prima di essere allontanato dalla sicurezza. L’atto di Berlusconi ricorda quello del premier spagnolo Adolfo Suarez che seppe, unico in tutto il Parlamento, fronteggiare in piedi il colonnello golpista Tejero quando questi irruppe nell’emiciclo e tutti i parlamentari si gettarono a terra per cercare scampo. Berlusconi, nella circostanza, ha mostrato di sapere affrontare l’emergenza con un gesto che merita di essere apprezzato.
Credo che l’aggressione di ieri segni, comunque, una frattura nel quadro politico. Nulla sarà più come prima per Berlusconi, nemmeno per i suoi oppositori. È divenuto evidente a tutti che il clima politico surriscaldato di questi mesi ha definitivamente messo la parola fine alla lunga stagione del consociativismo. Per decenni, la politica tutta si è garantita nel suo potere attraverso meccanismi di mediazione politica che facevano superare le contrapposizioni ideologiche e si traducevano in atti di governo e leggi approvate all’unanimità. Oggi, la legge elettorale detta «porcellum» voluta da sinistra e destra in perfetta concordia, non potrebbe più essere approvata né potrà essere, in un prossimo futuro, riformata. Le campagne di Repubblica e quelle dei portavoce delle procure hanno avuto l’effetto di incattivire oltre il voluto, anche oltre la convenienza dei partiti, i rapporti tra leader con l’effetto che ogni decisione del governo e ogni atto normativo sono divenuti l’occasione di una ennesima resa dei conti. Al grido di «non si fanno prigionieri» tutti quanti vanno alla guerra quotidianamente.
In questa temperie, Berlusconi, secondo i suoi nemici più agguerriti Di Pietro e Bindi, ha avuto il torto aggiuntivo di avere capito che non vi era più una sinistra con cui dialogare e di averne tratto le conseguenze. Insomma, gli si rinfaccia di avere compreso, prima di altri, dove si sarebbe arrivati in questo clima di odio, e di non essere rimasto passivamente a subire. Per quanto mi riguarda, credo che il presidente del Consiglio abbia fatto bene a prendere atto pubblicamente del mutamento del quadro politico e a trarne le conseguenze, che sono innanzi tutto la decisione di andare avanti con le riforme anche in assenza dell’accordo delle opposizioni.
Si dice, un po’ ipocritamente, che le riforme si fanno solo se sono condivise. In base a questo criterio le riforme non si faranno mai in questa legislatura. Chi può davvero pensare che in questo clima si possa approvare una sola leggina con voto condiviso? Chi dice questo lo fa solo per un fin de non recevoir ipocritamente mascherato da rispetto per le istituzioni.
Il Paese è in sofferenza, questo è sicuro, ed ha bisogno di essere modernizzato se non vuole imboccare la strada senza ritorno del declino economico e sociale. Berlusconi questo lo sa e vuole fare le riforme, anche quelle costituzionali che sono indilazionabili, ai sensi dell’articolo 138. Agire in base alla Costituzione, secondo i suoi avversari, diviene un attentato alla Costituzione.
Presidente, avvii subito le riforme anche costituzionali. Prima Spatuzza e poi Tartaglia hanno fatto la loro parte nel rendere evidente quale sia il clima del Paese. Ora, si vada al confronto politico e parlamentare senza esitazioni e senza dilazioni. I numeri, le maggioranze parlamentari e il sostegno della maggioranza silenziosa dei cittadini ci sono, si facciano lavorare i gruppi parlamentari, si portino a casa le riforme che servono al Paese, dalla giustizia alla forma di governo alle garanzie costituzionali, si approvino quelle economiche e le liberalizzazioni indispensabili, svecchiando l’apparato pubblico e facendolo costare meno.

Su questo, presidente, troverà il sostegno della grande maggioranza degli italiani, una maggioranza perfino più ampia di quella elettorale, e darà un alto significato alla sua avventura politica.
*Imprenditore e deputato del Pdl

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