L’intervento Siamo circondati da drogati invisibili

di don Chino Pezzoli*

La pattuglia ferma un rispettabile cinquantenne per un controllo. Di fronte alla richiesta «patente e libretto per favore» il tranquillo signore si altera, prende a pugni gli agenti mandandone uno al pronto soccorso. Secondo l’«Associazione amici della polizia stradale», il numero delle aggressioni ai danni di agenti della polstrada, dei carabinieri e della polizia è in aumento. Di fronte a questi episodi di violenza una domanda è necessaria: chi sono questi uomini, spesso armati di coltelli, cacciaviti, spranghe di ferro? È stata attentamente osservata e monitorata la stretta relazione tra gli episodi di violenza e l’uso e l’abuso di sostanze stimolanti ed eccitanti come la cocaina, l’ecstasy, l’alcol? Vale a dire che quasi la metà degli attacchi fisici agli agenti viene messo in atto da persone alterate.
Questi nuovi tossici vestono come noi, vivono in mezzo a noi, si comportano come noi. Sono però una specie di mina vagante che potrebbe esplodere da un momento all’altro. Oggi, il tossicodipendente è un «nemico invisibile», tanto più pericoloso quanto più difficile da individuare. Non pensi qualcuno che stia esagerando. Sto solo analizzando la realtà. Non sappiamo se la persona che incontriamo all’incrocio sia tranquilla, se si tratti di un padre di famiglia che sta tornando a casa dal lavoro o di un esagitato pronto alla rissa. Il nuovo tossicodipendente, lo ripeto, è invisibile. Negli anni Ottanta il drogato era un soggetto chiaramente identificabile. Vestito da pezzente, spesso e volentieri ridotto a vivere per strada, andatura ciondolante, barba e capelli lunghi, sapone ignorato. La gente cambiava marciapiede, la polizia lo fermava ad ogni incrocio e una volta su due lo portava in commissariato per accertamenti. Era, insomma, emarginato.
Oggi, riconoscere una persona che ha dipendenze di qualche tipo è molto difficile. Incrociamo dieci persone per strada: si può sapere se una di esse ha appena finito di farsi un tiro di coca, oppure se ha uno spinello in tasca, o se la sera prima si è calata alcune pastiglie di ecstasy per «rendere meglio»? La persona che assume cocaina e ecstasy o fuma erba riesce a far convivere droga, lavoro e famiglia, ha soldi a sufficienza per potersi permettere la macchina. Purtroppo guida con la mente alterata, sovreccitata, annebbiata. Inoltre, essendo anonimo, nessuno si sogna di fermarlo per sottoporlo a un test. Ci sono persino casi estremi come agenti di polizia, controllori di volo, medici, avvocati e politici: tutte persone che devono avere i nervi ben saldi e che invece non li hanno perché usano coca. Basterebbe pensare che un sistema bancario come quello di Wall Street potrebbe essere stato compromesso da alcuni cocainomani che hanno inguaiato migliaia di risparmiatori.
Di fronte a questo diffondersi della droga, la maggior parte dei media non pubblicizza il problema, i politici, in genere, ritengono la droga uno dei tanti rischi sociali da tollerare, la stessa Chiesa (oratori) conosce il problema, ma lo sorvola. La gente allora pensa che ormai i drogati non ci siano più. Fermiamoci, per favore. Non vale il principio che non esiste ciò che non si vede. I tossici ci sono. Cominciare a far conoscere la presenza dei tossici anonimi è senz’altro motivo di responsabilità da parte di tutti.

Come? Obbligando a test tossicologici periodici (esame del capello) chi svolge attività pubbliche: medici, politici, piloti, autisti, insegnanti, manager, opinionisti televisivi... Ogni società, del resto, ha tanti drogati ed emarginati quanti ne merita per indifferenza e ignoranza.
*Presidente Fondazione Promozione e Solidarietà Umana

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica