L’INTERVISTA BENEDETTA PARODI

Benedetta Parodi, la cucina della nonna è un bene da tutelare?
«Di sicuro sì. Però oggi ci sono i prodotti salvavita. Esempio: se mia nonna voleva mangiare le lasagne, doveva farsele, pasta inclusa».
Ma bisogna ricordare le ricette di famiglia?
«Ricordare e preservare. Ma qualche scorciatoia è lecita. Non è che si stava meglio quando si stava peggio. Si sta meglio oggi, se non si esagera».
Una scorciatoia lecita?
«Oggi c’è la cultura della leggerezza e secondo me è meglio. Mia nonna friggeva le frittelle di mele nello strutto, ed erano buonissime; io però le friggo nell’olio di arachidi».
Insomma qualche aggiustamento è consentito?
«Certo. L’importante è non perdere la tradizione, quello sì sarebbe un peccato».
Allora le ricette della nonna sono a rischio estinzione?
«Io le ho stampate nel cuore. Ma credo ci sia un tentativo di recuperare le radici in cucina: le mie amiche mostrano grande entusiasmo ai fornelli».
Non è che le ha contagiate?
«Forse sì. Ma chi non ama cucinare, non l’avrebbe fatto neanche cinquant’anni fa. Le ricette cambiano, è nella loro natura; ma la memoria storica c’è, come la voglia di riscoprire la famiglia e stare in casa. È il valore della convivialità».
Ed è ancora forte?
«La mia rubrica “Cotto e mangiato” ne è la prova. E anche il successo del mio libro».
Il suo libro «Cotto e mangiato» ha venduto 400mila copie. Un record.
«Perché c’è un desiderio folle di questi valori».
Ma la nonna è una delle sue fonti d’ispirazione?
«Assolutamente. La sua torta di mele è una delle ricette più cliccate su Tgcom. Pensare che l’avevo persa; poi un giorno mia mamma mi portò un vecchio libro e dentro ci trovai questo foglietto giallo, con la scrittura della nonna... L’ho provata subito, nella sua teglia rettangolare: era identica. Mi sono commossa».
Che cos’ha di speciale?
«È molto umida, squisita. Nonna Carla cucinava divinamente. È stata la mamma a trasmettermi le sue ricette».
Oltre alla torta?
«Tante. Gli gnocchi, il mio piatto preferito in assoluto».
Perché la nonna è un mito?
«Forse perché si è perso il gusto del pranzo in famiglia, noi la domenica andavamo tutti insieme dall’altra nonna, Maria. Oggi tutti hanno impegni, ma io cerco di organizzare».
E i surgelati? Li condanna?
«Sono una grande sostenitrice. Non amo il piatto pronto, preferisco farlo da me, ma certo non mi scandalizzo se qualcuno ne ha un pacco nel freezer. Anzi, se me lo cucina gli faccio pure i complimenti».
Quali sono le «ricette della nonna»?
«Quelle della domenica, che dopo aver mangiato sei steso per una settimana: parmigiana di melanzane, timballi di pasta, arrosti sontuosi.

Tutti piatti che si riescono a preparare solo se si ha tempo».
Insomma si è persa l’abitudine ma il desiderio c’è?
«Sì. Manca il tempo, ma la tradizione sta tornando, anche se un po’ snellita. E questo non è un male. L’importante è aver voglia, tramandare la passione».

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