L’INTERVISTA CARLO ANCELOTTI

Caro Ancelotti, come va con l’Inghilterra e l’inglese?
«Very well. Capisce? Sto migliorando, come sente. Tutto il giorno, da mattino a sera, parlo inglese ed è un esercizio unico. Al mio fianco c’è Wilkins, è stato al Milan da calciatore e ha conservato un discreto italiano. Quando sono in difficoltà con la traduzione di un termine, di un modo di dire, mi lancia una ciambella di salvataggio. Anche coi calciatori me la cavo. A tutti ho impartito un ordine: parlate piano. Così capisco, altrimenti nisba. E loro, per contro, hanno memorizzato un mio segnale: se comincio a parlare in italiano, vuol dire che c’è qualcosa che non funziona».
E con la stampa inglese, terrore di calciatori e attrici?
«Ho colto molta curiosità intorno al mio arrivo. Ho provato a reggere per tutta la prima intervista con il mio inglese: credo che questo sforzo sia stato apprezzato. Mi hanno accettato bene».
Ma non ha timore che possano spiarla: i giornali di Murdoch hanno dovuto confessare...
«Ho seguito, sono informato. Al momento non è scattato alcun allarme. Perché se dovessero spiarmi, al massimo potrebbero scoprirmi la notte mentre svaligio la dispensa di casa».
A proposito, con la cucina come se la cava?
«Io me la cavo con la pasta, poi aspetto rinforzi, il mio amico Oscar che fa il ristoratore dalle parti di Salsomaggiore, a fine agosto mi raggiungerà la famiglia e sono a posto. Nel frattempo ho “scovato“ un paio di ristoranti italiani niente male. Ma la vera chicca è la casa che mi ha messo a disposizione il Chelsea».
Trattasi di reggia?
«No ma è molto bella, in un borgo vicino al centro di allenamento, Oxshott, immersa nel verde, in una zona residenziale. Ci sono quasi tutti i calciatori del Chelsea e la sera, quando si torna a casa, è come andare in ritiro: tutti insieme, in fila indiana, per la stessa strada».
E i tifosi, protestano come in Italia per i mancati colpi del Chelsea?
«Di loro nessuna traccia, non seguono gli allenamenti. Ci conosceremo alla prima partita».
Sarà dura abituarsi allo “spezzatino“ imposto dalle tv?
«Zero difficoltà. Pensi: la prima di campionato, la giochiamo alle 12.45 di domenica. Questo vuol dire pranzare, salato, alle 9.30 del mattino quando solitamente prendiamo il cappuccino con la brioche. Vedrete, funzionerà anche in Italia».
Lei come se la cava con la tv?
«Semplicissimo: ho chiesto e ottenuto una bella parabola con Sky Inghilterra e Sky Italia. Faccio una bella scorpacciata di televisione, la sera».
A proposito di Italia, come ha trovato l’immagine italiana a Londra?
«Qui al Chelsea io parto da una posizione di vantaggio. Vialli, Zola, Ranieri sono stati qui e si son fatti apprezzare. A Londra l’italiano funziona anche nel calcio, era forse l’ultima frontiera da abbattere. Merito del lavoro svolto da Capello in Nazionale. Erano prevenuti, hanno dovuto arrendersi alla realtà».
Avranno magari sentito parlare anche di Marchionne della Fiat, per esempio e dei suoi successi...
«I giornali italiani a Londra arrivano. Al momento io mi limito a leggere la Gazzetta dello Sport, poi mi organizzerò per il resto»
Ha visto che successone il G8 dell’Aquila con il presidente Berlusconi lodato da tutti per la perfetta organizzazione?
«Ho visto solo immagini, ho ascoltato poco ma di sicuro hanno capito anche a Londra».
Ci tolga una curiosità, ma al Chelsea cosa dicono in via riservata di Mourinho?
«Ha lasciato un bel ricordo. Molta dell’organizzazione moderna del Chelsea, si deve al suo lavoro certosino svolto negli anni passati. Non possono dimenticare che è stato il tecnico che ha riportato il “titulo” a Stanford Bridge dopo 50 anni».


Dica la verità, Carlo Ancelotti, cosa le manca dell’Italia?
«Per il momento neanche il salame di Felino. Quelli del Chelsea mi hanno messo nella condizione di lavorare al meglio e di non rimpiangere niente della perfezione Milan».

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