L’INTERVISTA GIORGIO SIMONELLI

Giorgio Simonelli, docente di Giornalismo radiofonico e televisivo all’Università Cattolica di Milano e autore di molti saggi dedicati alla tv come I peggiori anni della sua vita. La televisione del nuovo millennio, non avrebbe messo nella top six delle fiction del decennio appena concluso nessuna delle sei arrivate in finale nel sondaggio di Tvblog. «Io non sono un fanatico delle serie televisive americane, preferisco quelle europee. Di solito sono sopravvalutate per colpa di un certo snobismo che le considera intriganti e misteriose, ma in realtà si tratta di fiction vuote, confuse, dove c’è più scena che sostanza».
E allora quale, secondo lei, si merita la palma di miglior serie televisiva del decennio?
«Sicuramente Madmen, premiata per due anni consecutivi con il Golden Globe come miglior fiction drammatica, che è ambientata nella New York degli anni Sessanta e racconta la vita di alcuni pubblicitari».
Che cosa la distingue dalle altre?
«L’ambientazione storica, per esempio, che ritrae i cambiamenti sociali in atto negli Stati Uniti all’inizio degli anni Sessanta, con la campagna presidenziale che contrappose John Kennedy a Richard Nixon a far da sfondo».
E tra quelle italiane ne salverebbe qualcuna?
«La prima serie di Raccontami ispirata alla fiction spagnola, dedicata alla vita di una famiglia all’inizio degli anni Sessanta e interpretata da Massimo Ghini e Lunetta Savino. E Il commissario Montalbano, se non fosse andato in onda poco prima di questo decennio, già nel 1998».
Che importanza ha avuto la fiction nei primi dieci anni di questo nuovo millennio?
«È riuscita a soppiantare il reality, imponendo una nuova interessante narrazione televisiva e già questa è una bella vittoria. Ha avuto sostanzialmente il merito di muovere un po’ le acque in dieci anni non particolarmente significativi per la televisione diventando un antidoto, almeno estetico, ai reality».
Si può definire la fiction un nuovo genere letterario?
«Sicuramente. Gli sceneggiatori sono in realtà scrittori di un’industria che sforna centinaia di romanzi ogni anno».


Ma professore, delle sei fiction in lizza non ne salverebbe proprio nessuna?
«Dovendo proprio scegliere voterei per Lost, l’unica tra le sei ad avere almeno una struttura narrativa di una certa sostanza».
Quali novità vi saranno, secondo lei, nel nuovo decennio televisivo?
«Mi auguro che vi sia un po’ più di creatività. Ma chi può dirlo: nella tivù come nel calcio è impossibile fare pronostici».

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