Divise a scuola per eliminare differenze sociali ed evitare esibizioni di griffe in classe. Cosa ne pensa? Barbara Ronchi della Rocca, esperta di bon ton, batte idealmente la mani. «Ne penso tutto il bene possibile e dico brava alla dirigente di Pordenone che con questa iniziativa ci allinea ai Paesi più civili del mondo come la Gran Bretagna, i Paesi nordici e anche quelli asiatici tipo Hong Kong».
Perché allestero usano le divise?
«Le divise sono diffusissime e sono state create per evitare che i bambini vivano in anticipo i dolori del consumismo. Inoltre, evitano esibizioni di ricchezza da parte di qualcuno. Insomma, battono le differenze di status sociale».
Ma cosa consiglierebbe alla coraggiosa dirigente?
«Molta attenzione. Deve imporre uneguaglianza effettiva per queste divise, le direttive devono essere precise e serie».
In che senso serie?
«Se la felpa diventa di cachemire, allora è tutto inutile».
Questo sta al buon senso dei genitori.
«Infatti. Bisogna far capire ai genitori che non si tratta di mortificare il proprio figlio, ma di portare avanti il processo educativo».
Ritiene i genitori così superficiali?
«Purtroppo i nostri figli sono consumisti fin dalla culla perché lo siamo noi, ed è una mancanza di libertà».
Gestire i ragazzi non è facile...
«Ecco perché ringrazio questa donna. La vera scuola fa capire che quando si è giovani non è importante come ti vesti ma come sei dentro».
Il vestito però protegge...
«Certo, ladolescenza è anche insicurezza, ma limmagine dei ragazzi va affidata alla loro personalità e non a quello che dimostrano con i vestiti firmati. Se imparano da giovanissimi a non seguire le mode, saranno degli adulti meno stupidi».