È il coordinatore degli eventi allistituto Colosimo, componente della «commissione pro ciechi». Luciano Cristian Bernardini, romano, non vedente, è anche un convittore del Colosimo. Ed è un ragazzo battagliero. Nemmeno un mese fa ha minacciato di interrompere una conferenza sul «braille» organizzata nellistituto napoletano perché «i ragazzi non sono stati avvisati, e non è giusto spendere il nome dei non vedenti senza nemmeno coinvolgerli».
Che ne pensa di questa vicenda delleredità Quintieri?
«Penso che il gesto di questo barone è stato prezioso. Listituto ha bisogno di altri lavori, anche se la situazione, rispetto al recente passato, nel corso dellultimo anno è migliorata».
Merito dei soldi arrivati dal lascito?
«Non lo so. Di certo ora come ora sarebbe necessario togliere al Colosimo questaria, come dire, da caserma, dovuta alla presenza delle camerate. Vorremmo un modello più simile a un college universitario, con stanze a due letti e bagni privati. Vorremmo che venisse data lagibilità al teatro. E che si realizzasse un centro di fisioterapia dove i ragazzi che hanno imparato questo mestiere possano metterlo in pratica».
Ma i beni mobili oggetti preziosi, antichità, quadri non sono mai stati messi in vendita.
«Ah, be. Per la verità leredità anche se è del 1970 è arrivata piuttosto recentemente, meno di 15 anni fa. Ed è vero che non cè stata forse fino a ora una grande attenzione sulla nostra struttura, ma forse con queste risorse, che dovrebbero ammontare a decine di milioni di euro, le cose andranno meglio. Daltra parte, se così non fosse, immagino che gli eredi del barone si farebbero sentire».
Infatti cè un contenzioso aperto tra gli eredi Quintieri e la Regione.
«Davvero? Allora vorrei approfittarne per lanciare una proposta, più che per alimentare una polemica. Provare a coinvolgere noi, i ragazzi del Colosimo, per trovare una soluzione.
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