Era bellissima. Con uneleganza e un portamento inimmaginabili nel mondo pacchiano di oggi. Ovvio quindi che nello spettacolo sia passata quasi come una meteora. Renée Longarini si è spenta sabato in un ospedale di Milano a settantanove anni. I più giovani non possono saperlo, ma negli anni Settanta era uno dei volti più popolari della tv: Enzo Tortora laveva voluta come capocentralinista del suo fortunatissimo Portobello. Una trasmissione che raggiunse punte di ventisette milioni di spettatori e il viso dangelo Renée tenne a battesimo svariate centraliniste in erba, destinate a una brillante carriera, non solo televisiva, come Paola Ferrari, Marina Perzy, Gabriella Carlucci, Eleonora Brigliadori, Federica Panicucci.
«Era una persona schiva, mai ansiosa, impeccabile nella sua capigliatura con i boccoli e le gonne midi, capace di infondere serenità - la ricorda con nostalgia Paola Ferrari -, un esempio di correttezza e di misura. Quando vedeva che noi ragazze alle prime armi eravamo in difficoltà per una telefonata troppo impegnativa, interveniva lei, in postazione proprio sopra di noi, e puntualmente risolveva il problema. Come quella sera che un tale chiamò per dire che aveva la soluzione per eliminare la nebbia in Val Padana: sarebbe bastato spianare il passo del Turchino. Figurarsi gli abitanti di quella zona, sembravano impazziti: i telefoni andarono in tilt, ma Renée con la sua freddezza riuscì a tenere la situazione sotto controllo. Una compagna di lavoro meravigliosa».
Renée Longarini, nativa di Pordenone, una vita privata senza chiacchiere, fu lassistente di Tortora dal 1977 al 1983 e ancora nell 87, quando il presentatore tornò brevemente in tv, dopo lingiusta parentesi giudiziaria. Ma il suo esordio risale a molti anni prima: uno spot per la Michelin a Carosello, qualche esperienza nella moda e un breve percorso nel cinema. Prima nel 1960 con Fellini in La dolce vita, dove era la moglie di Alain Cuny, lintellettuale Steiner che muore suicida. Seconda e ultima apparizione sei anni più tardi in Limmorale, di Pietro Germi.
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