Politica

L’intervista Sandro Bondi

Lo sfogo di Sandro Bondi, coordinatore Pdl, è arrivato come un fulmine a ciel sereno: «L’impegno di tutta la classe dirigente di Forza Italia, prima, e del Pdl, poi, è stato sempre generoso, appassionato, leale e politicamente razionale; un ruolo che è stato quasi sempre sottovalutato e incompreso da certi giornali».
Senatore Bondi, davvero crede che sia così?
«Così come la stampa e gli intellettuali di sinistra hanno formato in questi ultimi decenni un’opinione pubblica giustizialista, estremista e radicale, allo stesso modo, salvo rare eccezioni, la stampa e molti intellettuali cosiddetti di destra hanno alimentato tematiche impolitiche, emotivamente irrazionali e non propriamente coerenti con la necessità di nutrire l’anima moderata che dovrebbe riconoscersi nel Pdl».
Il nostro mestiere non è certo quello di aiutare i partiti...
«Sì, certo, ma siccome l’impressione, leggendo ad esempio la riflessione di Giuliano Ferrara apparsa sulle colonne de Il Giornale, che alcuni giornalisti che non fanno mistero di riconoscersi nell’area culturale e politica del cosiddetto centrodestra, lo vogliono aiutare in maniera sbagliata, esprimendo giudizi - mi dispiace dirlo ad un amico come Ferrara - che nulla hanno a che fare con la realtà e con quanto è avvenuto in questi anni».
A sinistra i giornali amici aiutano di più?
«No, perché come ho detto esiste un certo parallelismo nel rapporto della stampa di sinistra e di destra nei confronti dei partiti di riferimento. Da una parte c’è una mancanza di obiettività dei giornalisti del centrodestra, derivante da un’aperta militanza politica, dall’altra parte però questa stessa faziosità impedisce di cogliere e di accompagnare in maniera intelligente ed equilibrata gli sforzi positivi che i partiti, pur con tutti i propri limiti, fanno».
Che ne pensa dei soldi ai giornali di partito?
«Sono d’accordo con Alfano. Siamo favorevoli ad un sistema di finanziamento che consenta ai cittadini e ai privati una maggiore possibilità di finanziare, in maniera trasparente, i partiti in cui si riconoscono».
C’è chi dice che questa fase è una breve parentesi...
«La crisi della maggioranza di centrodestra ha mille ragioni, ma non ce n’è una che possa essere riconducibile al ruolo del Pdl e della sua classe dirigente. Anzi, l’unico errore che possiamo aver fatto, innanzitutto per il rapporto speciale che ci lega al presidente Berlusconi, è stato quello di non rendere più spiccato il nostro ruolo, per il timore di acuire certe divisioni. Per questo, l’attuale fase politica è destinata a cambiare profondamente il nostro sistema politico. Il modo in cui cambierà, dipenderà dal nostro sostegno alle riforme che il governo ha messo in agenda e dalla necessità di realizzare quelle riforme istituzionali che sono necessarie, qualunque coalizione sarà chiamata nel futuro a governare, per garantire la governabilità».
E alle amministrative? Come si vince?
«Proponendo e sostenendo candidati credibili e autorevoli.

I cittadini non scelgono i partiti ma delle persone sulla base della loro accertata capacità di governare nell’interesse di tutti e della loro credibilità personale».

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