L’intuito femminile nella lotta al terrorismo

da Milano

Ilda Boccassini, che di donne «toste» se ne intende e di complimenti è piuttosto parca, al termine dell’indagine che a febbraio ha portato all’arresto delle nuove Br l’ha ringraziata davanti a tutti, definendola «un cervello». Lei, Giuseppina Suma, 41 anni, vice questore aggiunto e unica donna a capo della sezione Antiterrorismo della Digos più importante d’Italia, non si è scomposta. Conscia di avere fama e faccia da precisina (soprannominata «sapientina» da chi vorrebbe conoscere il codice penale come lei), conscia dei propri modi risoluti ma anche accomodanti, perfezionista («ma soprattutto con me stessa») Suma non è tipo da montarsi la testa. Ma neanche da farsi mettere i piedi in testa.
«Anch’io stimo moltissimo la dottoressa, abbiamo entrambe una forte personalità - sorride - Diciamo che durante le indagini sulle Brigate Rosse ci siamo tarate a vicenda». Che tradotto vuol dire che la Boccassini ha trovato pane per i suoi denti. È senz’altro una donna Giuseppina Suma. Riservata, gelosissima del suo privato (ma riusciamo a farle dire che il marito è un ispettore di polizia e che spesso si «sopportano» a vicenda), per niente modaiola (ma le Hogan dorate sono belle e portate con grazia, la giacca del tailleur di seta cruda non fa una grinza), il vice questore boccia l’individualismo e crede molto nel lavoro di gruppo, ma anche nella dolcezza e nella sensibilità femminili che offrono «un valore aggiunto alla comprensione di certe questioni e di alcune complesse personalità», soprattutto in un ambiente professionale composto dagli uomini più maschilisti d’Italia. Un ambiente dove le signore devono accontentarsi di passione e risultati: a fronte di tanti sacrifici e rinunce nel privato, la polizia è ancora restia a lanciarle verso carriere folgoranti.
«È stata la passione per la professione a portarmi a Milano, nel 1995» spiega Suma, nata a Ceglie Massapica (Brindisi), da dove è appena tornata dopo un mese di vacanze. I miei mi volevano avvocato: era l’unico modo per tenermi a casa. Ci ho provato. Ma la mattina faticavo ad alzarmi, non ero per niente motivata. Quel che desideravo era svolgere una professione d’azione ma anche al servizio di un forte ideale di giustizia. Ho provato anche il concorso in magistratura, ma sognavo tanto l’operatività della polizia giudiziaria».
Sotto la Madonnina fa molta esperienza: lavora in centrale operativa, passa due anni e mezzo nei commissariati e poi arriva alla Digos. «Ma non subito all’Antiterrorismo. Questo è un lavoro duro, ci sono tappe ed esperienze dalle quali non si può prescindere. Non ti puoi improvvisare esperto di terrorismo. Basta vedere i recenti episodi di Glasgow e Londra che hanno evidenziato la presenza, sempre più dilagante, di terroristi “fai da te”. Un pericolo strisciante che, magari, si cela proprio dietro la porta del vicino di casa.

Ed è favorito da una scarsa volontà di comprensione reciproca delle diversità culturali e religiose: continuiamo tutti a vivere questa realtà multirazziale più come una minaccia che come una possibilità di arricchimento».

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