da Roma
Clemente Mastella rivela un patto segreto stretto con Pier Ferdinando Casini per costruire un grande centro. Patto proposto un anno fa e poi non andato a buon fine. Un piano centrista per far saltare la leadership di Silvio Berlusconi. Il leader dellUdeur dice di aver deciso di renderlo noto per avvertire la sinistra che, alla fine, non deve farsi illusioni sul ribaltonismo dellex presidente della Camera, ma leffetto è esattamente opposto a quello voluto (ammesso che sia così) e il dibattito si surriscalda proprio nel centrodestra di cui Casini fa parte. Limbarazzo in casa dellUdc è palpabile, a sera Michele Vietti, portavoce del partito di Casini, lo liquida come «un caso di panna montata». Però anche la panna montata lascia delle macchie e la reazione di Forza Italia è di grande fastidio e - assicura chi lha sentito - di grande «amarezza» da parte di Silvio Berlusconi che avrebbe parlato di prova del tentato «tradimento» da parte dellex presidente della Camera. Era chiaro che le parole di Mastella - nonostante la correzione del giorno dopo - fossero destinate a suscitare un vespaio: «Casini sta giocando una partita tutta sua, vuole creare problemi a Berlusconi. Mi telefona ogni giorno per dirmi di rompere con lUnione, così si va alla grande coalizione...». Un accordo, sempre secondo il ministro della Giustizia, che poi Casini avrebbe annullato, tirandogli così «un brutto scherzo».
«Facemmo il patto che, se si fosse fatto il proporzionale poi ci saremmo presentati insieme». Ma, a legge fatta, Casini si sarebbe scusato: «Non se ne fa niente, voglio fare il successore di Berlusconi».
Mastella spara il petardo, ma poi cerca di attutirne il rumore: «È vero - ammette - che lUdeur e Udc hanno flirtato un anno fa pensando di rifare il centro, ma alla fine Casini è stato leale alla Cdl e quindi gli esponenti della coalizione devono ringraziarlo. Questa storia era legata ad un momento politico in cui si parlava di proporzionale e del centro». Da parte dellUdc, quindi non ci sarà in futuro «nessuna stampella allUnione».
Uno scenario per niente idilliaco che Berlusconi riferendosi ai piani di leadership di Casini avrebbe liquidato con un lapidario «se lo sogna...». Con luscita di Marco Follini sembrava chiuso il periodo delle incomprensioni, dei termidori, dei penultimatum e delle frasi che evocavano «la fine della monarchia», ma pochi mesi dopo lUdc - probabilmente anche per un delicato problema di equilibri interni che proprio la dissidenza di Follini ha creato - ha ripreso a vestire i panni dellalleato che si distingue e Berlusconi avrebbe commentato: «Da Casini mi sarei aspettato dialettica politica, ma non certo un tradimento di questo tipo...speravo che queste cose non si ripetessero, ma evidentemente hanno troppo bisogno di visibilità».
Se Mastella ha cercato in mattinata di correggere lobiettivo delle sue dichiarazioni, da parte dellUdc non è invece arrivata nessuna smentita alla versione fornita dal ministro della Giustizia. Questa secondo Forza Italia e Berlusconi sarebbe una prova ulteriore. In quel senso andavano, daltronde, le dichiarazioni di Angelino Sanza, il parlamentare di Forza Italia infatti aveva esordito chiedendo una smentita dallUdc. «Non tarderà ad arrivare» dichiarava Sanza. Attesa vana, tanto che il fuoco di fila sul partito di Casini a quel punto si intensifica. Guido Crosetto parla di «un elemento di grave distorsione del sistema democratico dellalternanza», Osvaldo Napoli lo bolla come «un episodio di liturgia democristiana» tanto da non prevedere «né smentite, né indignazione, tuttal più qualche breve nota di precisazione». Solo un isolato Adolfo Urso, parlamentare di An, cerca di fare il pompiere e ribadire la «fiducia» verso la lealtà del leader centrista, «come dimostra la sua storia politica». Mentre la conferma dellimbarazzo arriva da unarruffata nota di precisazione di Michele Vietti, portavoce dellUdc, che invece di chiarire la vicenda trova il modo di alimentare ulteriormente la polemica parlando di un «caso amplificato soprattutto dai telegiornali Mediaset. Non varrebbe neanche la pena di commentarlo.
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