Roma - Sconcerto, sorpresa, grida, insulti, dichiarazioni al vetriolo. È una giornata ad alta tensione quella che la Casa delle libertà vive al Senato, scandita da una temperatura politica rovente che accompagna i lavori fin dalla prima mattinata. Ma è l’intervento di Tommaso Padoa-Schioppa a rompere gli argini della rabbia e a far scattare una reazione durissima e compatta, all’insegna dello sdegno e della condanna, da parte di tutta la Casa delle libertà, senza dissonanze o distinguo contro un discorso che suona quasi come una provocazione.
La sequenza di affondi contro la linea scelta dal ministro dell’Economia è impressionante. «Mai, nemmeno nei peggiori dei peggiori periodi della Repubblica, siamo caduti così in basso» attacca Roberto Calderoli. «Se il generale Speciale era quel figuro dipinto dal ministro perché se lo sono tenuti per un anno e due mesi? E perché poteva risultare degno di entrare a far parte di un organismo giudicante? E perché hanno tolto le deleghe a Visco invece di fargli un encomio?». Ma il furore della Lega non finisce qui perché in aula, durante le repliche, Roberto Castelli sferra un altro durissimo attacco contro il ministro che «ha squalificato questo governo, se c’era bisogno di squalificarlo». «Speciale esce molto bene da questa vicenda ed esce molto male Padoa-Schioppa. Io ho affrontato aule anche più ribollenti di questa, ma sono sempre andato a difendere il mio onore e le mie convinzioni: perché Visco non c’è? Perché è scappato? Dov’è? Se fosse così consapevole delle sue ragioni dovrebbe essere qui a guardarci negli occhi, invece è scappato».
Il segnale che la rabbia è davvero condivisa da tutti arriva quando una colomba come Francesco D’Onofrio si trasforma in un raffinato gladiatore pronto a menare fendenti pesantissimi. Il presidente dei senatori Udc dà dell’«ignorante» ben sette volte al ministro dell’Economia. E definisce «poco credibili» le accuse mosse al generale Speciale. «Mi chiedo: perché lo avete nominato alla Corte Costituzionale? La Corte non è la discarica della feccia umana. Così lei ha insultato quella Corte. Lei è ignorante e non sa che il governo non ha un potere assoluto rispetto al Parlamento. Non è un fatto grave, d’altra parte lei viene dalla Banca d’Italia, è un ministro tecnico può essere ignorante. Le cose le può anche imparare. L’ignoranza costituzionale è evidente. Ma qui non siamo di fronte al governo di Gengis Khan». Gli affondi non sono finiti. Perché Altero Matteoli, che parla a nome di An, spinge ancora sull’acceleratore della polemica frontale. «Ministro, lei ha dimostrato di essere la vergogna di questo Paese. Questo è un governo di complici che intervengono per coprire le rispettive marachelle. Lei non ha chiarito un bel nulla, ha solo pronunciato frasi pesanti e gratuite contro il generale Speciale, al limite dell’offesa. Questo è un governo con l’acqua alla gola, divenuto pericoloso per il Paese». E se Mauro Cutrufo, per la Dc per le Autonomie, parla di «comportamenti illegittimi e di abuso di potere», Renato Schifani ritorna sulle contraddizioni che hanno contraddistinto la vicenda. «Signor ministro, il comando generale della Guardia di Finanza non può essere asservito al potere politico. Siamo in balia di un governo che esercita il potere per risolvere i propri problemi di sopravvivenza. Per questo avete sacrificato un galantuomo».
La chiosa finale è per Gianfranco Fini: «Sono certo che tutte le persone e le realtà per bene, che lo conoscano o meno, sono dalla parte del generale Speciale. Ricordo alle sinistre che le Forze armate non sono agli ordini del governo, ma dello Stato».
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